Reddito di cittadinanza 2019: la Guida completa al sussidio

Chiara Arroi 07/03/19
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Il 2019 è l’anno del Reddito di cittadinanza, la nuova prestazione di contrasto alla povertà introdotta per aiutare chi ha perso il lavoro o si trova in una situazione di difficoltà economica, cioè a vivere al di sotto della soglia di povertà Istat, fissata a 780 euro mensili (9.860 euro annui).

Vediamo in questa guida al sussidio tutto ciò che c’è da sapere: cos’è, come funziona, come richiederlo e dove, come spenderlo e come viene pagato. Iter di richiesta, di approvazione e di pagamento.

Consulta lo speciale Reddito di cittadinanza

Reddito di cittadinanza: cos’è

Il reddito di cittadinanza è la nuova misura di contrasto alla povertà in Italia. È stato introdotto nel 2019 per sostenere economicamente i cittadini e i nuclei familiari che vivono sotto la soglia della povertà e aiutarli a reinserirsi professionalmente: cioè a trovare un lavoro, che possa pian piano liberarli dal sussidio statale.

Reddito di cittadinanza: cosa prevede

Per raggiungere entrambi gli obiettivi (sostegno economico e inserimento lavorativo) il Reddito di cittadinanza prevede due fasi specifiche indirizzate ai beneficiari:

  • un contributo mensile integrativo, in base alla situazione Isee dimostrata da ogni specifico nucleo familiare
  • l’obbligo dei percettori del Reddito di sottoscrivere un patto di lavoro o di formazione, che aiuti il soggetto a trovare un lavoro che lo porti a diventare autonomo e indipendente dallo stesso sussidio concesso.

Reddito di cittadinanza: come funziona

Gli attori in gioco sono diversi: i beneficiari, l’Inps, i Caf, Poste italiane, i Centri per l’impiego, le aziende, i navigator. I beneficiari possono contare su un beneficio economico ma devono accettare un patto di lavoro/formazione che li aiuti a reinserirsi professionalmente.

Oltre al beneficio economico infatti (erogato in base al calcolo della propria situazione economica), viene messo a punto un progetto ad hoc di reinserimento lavorativo, che deve essere correttamente seguito del cittadino disoccupato, affinché non perda il diritto al reddito. In particolare dovrà sottoscrivere un accordo con il centro per l’impiego accettando di:

  • frequentare dei corsi di formazione,
  • dedicarsi a lavori socialmente utili per 8 ore a settimana,
  • accettare almeno una fra tre offerte di lavoro congrue che gli verranno presentate.

L’offerta, per essere considerata congrua deve prevedere una retribuzione minima di 858 euro.

Circolare Inps 

Come funzionano le proposte di lavoro congrue

I componenti maggiorenni del nucleo familiare (che non studiano e non lavorano) dovranno dichiarare la loro immediata disponibilità al lavoro e ad un percorso personalizzato di reinserimento al lavoro e di inclusione sociale con una serie di attività “anti divano” come:

  • Attività al servizio della comunità;
  • Riqualificazione professionale;
  • Completamento degli studi;
  • Altri impegni individuati dai servizi competenti.

Il Patto per il lavoro dovrà essere sottoscritto presso i Centri per l’Impiego, dove il richiedente incontrerà i cosiddetti “navigator” che lo aiuteranno nel suo percorso di ricollocazione.

Il beneficiario dovrà accettare, a pena di decadenza, almeno una delle tre offerte di lavoro congrue che gli verranno prospettate (trascorsi invece dodici mesi dalla fruizione del sussidio si incorre nella decadenza se non si accetta la prima offerta di lavoro congrua).

Se la persona non accetta almeno una delle tre offerte “congrue”, perderà il diritto al beneficio economico, secondo queste regole:

  • nei primi sei mesi di fruizione del reddito va accettata un’offerta entro 100 chilometri dalla residenza,
  • tra il sesto e il diciottesimo mese entro 250 chilometri,
  • oltre il diciottesimo mese, nel caso in famiglia non ci siano minori né disabili, in tutta Italia.

Reddito di cittadinanza: chi può chiederlo

Per chiedere il Reddito di cittadinanza si devono possedere determinati requisiti. Tutti coloro che li hanno possono presentare domanda. In particolare si devono dimostrare requisiti generali e requisiti economici.

REQUISITI GENERALI

In linea generale, per chiedere il Reddito sono necessari questi requisiti:

  • cittadinanza o residenza (riferito a chi all’interno del nucleo chiede il sussidio).

In particolare:

  • cittadino italiano o dell’Unione europea,
  • cittadino di paesi terzi con permesso di soggiorno Ue di lungo periodo, apolide o con protezione internazionale,
  • cittadino di paesi terzi, titolare del diritto di soggiorno o diritto di soggiorno permanente, e familiare di un cittadino italiano o dell’Unione europea.

È inoltre richiesta una residenza di almeno 10 anni in Italia, di cui gli ultimi 2 continuativi.

REQUISITI ECONOMICI

  • Isee in corso di validità inferiore a 9360 euro,
  • Patrimonio immobiliare non superiore a 30 mila euro,
  • Patrimonio mobiliare non superiore a 6 mila euro per un solo componente, 8 mila euro per due componenti, 10 mila euro per tre o più componenti + 1000 euro per ogni figlio a partire dal terzo. Massimali incrementati di 5 mila euro per ogni componente con disabilità

Per accedere alla misura è inoltre necessario che nessun componente del nucleo familiare possieda:

  • autoveicoli immatricolati la prima volta nei 6 mesi antecedenti la richiesta, o autoveicoli di cilindrata superiore a 1.600 cc oppure motoveicoli di cilindrata superiore a 250 cc, immatricolati la prima volta nei 2 anni antecedenti (sono esclusi gli autoveicoli e i motoveicoli per cui è prevista una agevolazione fiscale in favore delle persone con disabilità);
  • navi e imbarcazioni da diporto

Reddito: quando diventa Pensione di cittadinanza

La pensione di cittadinanza è sorella del Reddito e si rivolge a chi è in età pensionabile e non deve essere più reinserito a livello lavorativo. Niente patto di formazione o lavoro dunque. Serve solo ad integrazione della pensione percepita.

Il Reddito di cittadinanza, come misura di contrasto alla povertà, diventa Pensione di cittadinanza quando tutti i componenti del nucleo familiare hanno un’età pari o superiore a 67 anni.

Reddito cittadinanza: compatibilità attività lavorative 

Il Rdc/Pdc è compatibile con lo svolgimento di attività lavorativa da parte di uno o più componenti il nucleo familiare, fatto salvo il mantenimento dei requisiti previsti. All’atto di presentazione della domanda il richiedente dovrà dichiarare, nel quadro E della stessa, se uno o più componenti il nucleo familiare abbiano in corso un’attività lavorativa dalla quale derivino redditi da lavoro non rilevati per l’intera annualità nell’ISEE, compilando in tal caso il modello “Rdc/Pdc – Com Ridotto”.

La mancata compilazione di tale modello, nei casi previsti, comporta l’impossibilità per l’INPS di procedere alla definizione della domanda. I redditi derivanti dallo svolgimento di attività lavorativa saranno utilizzati al fine di aggiornare il valore dei parametri utilizzati per la determinazione del beneficio. Nell’ipotesi di svolgimento di un’attività di lavoro dipendente, da parte di uno o più componenti il nucleo familiare, il maggior reddito da lavoro, nella misura dell’80%, rileva al fine della determinazione del beneficio.

Importo del Reddito di cittadinanza 

Il beneficio economico del Rdc, su base annua, si compone dei seguenti due elementi:

  • Quota A, una componente ad integrazione del reddito familiare, fino alla soglia di 6.000 euroa nui, moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza ai fini Rdc; per la Pdc, la predetta soglia è incrementata a 7.560 euro,
  • Quota B, una componente ad integrazione del reddito dei nuclei familiari residenti in abitazione in locazione, pari all’ammontare del canone annuo previsto nel contratto di locazione, come dichiarato ai fini ISEE, fino ad un massimo di 3.360 euro annui. In caso di Pdc, il predetto limite massimo è pari a 1.800 euro annui.

Il beneficio economico, in ogni caso, non può essere superiore a una soglia pari a 9.360 euro annui, moltiplicata per il corrispondente parametro della scala di equivalenza ai fini Rdc, ridotta per il valore del reddito familiare. Inoltre, non può essere inferiore a 480 euro annui, cifra che costituisce, pertanto, il valore minimo del beneficio sotto il quale non è possibile scendere.

Regime fiscale del Reddito di cittadinanza 

Il beneficio economico del Rdc ha carattere assistenziale, per cui è esente dall’imposta sul reddito delle persone fisiche.

Reddito di cittadinanza: dove richiederlo

Il reddito di cittadinanza viene erogato a domanda. In particolare per richiederlo chi ritiene di possedere i requisiti può rivolgersi:

  • agli sportelli di Poste Italiane
  • agli sportelli dei Centri assistenza fiscale (CAF)
  • accedere direttamente online al sito web redditodicittadinanza.gov.it

In tutti e tre i casi occorre aver compilato il modulo di domanda. Consegnato agli sportelli ooopure online. Vediamo come

Reddito di cittadinanza: come fare domanda

Vediamo come si può presentare effettivamente la richiesta di reddito di cittadinanza. Ci sono i modi tradizionali degli sportelli o quelli un po’ più innovativi come la domanda online sul sito.

DOMANDA ONLINE

Chi ritiene di poter effettuare in autonomia la richiesta per ottenere il sussidio, può fare domanda di Reddito di cittadinanza direttamente online. È possibile farlo accedendo al sito dedicato al Reddito e avendo cura di aver prima richiesto e ottenuto l’Isee 2019. Ecco gli step:

DOMANDA AI CAF E POSTE

È possibile anche optare per la modalità cartacea di presentazione domanda di reddito di cittadinanza. Lo si può fare recandosi agli sportelli degli uffici postali e dei Caf. In questo caso comunque il modulo di domanda è sempre lo stesso.

I moduli di domanda

Per richiedere la prestazione sono stati resi disponibili sul sito web i moduli da utilizzare per la domanda. In particolare si possono scarica dai link qui sotto:

  • SR180 RDC/PdC – Domanda di Reddito di Cittadinanza / Pensione di Cittadinanza SR181 RDC/PdC – Reddito di Cittadinanza / Pensione di Cittadinanza – Comunicazioni attività di lavoro e altre variazioni dei beneficiari di RdC e PdC
  • SR182 RDC/PdC – Reddito di Cittadinanza / Pensione di Cittadinanza – Comunicazione attività di lavoro e redditi non interamente rilevati in ISEE – integrazione della domanda di RdC e PdC

Il primo modulo serve a presentare la domanda di Reddito. Gli altri due modelli si devono utilizzare per dare comunicazione di eventuali variazioni intervenute a beneficio in corso.

Reddito di cittadinanza: quanto spetta

L’importo che viene corrisposto con il Reddito di cittadinanza è dato da un’integrazione tra due componenti:

  • Quota A, corrispondente a un’integrazione del reddito. Viene calcolata moltiplicando 6 mila euro per il corrispondente parametro della scala di equivalenza
  • Quota B, corrispondente a un contributo per l’affitto o il mutuo (per chi ha un contratto di locazione l’integrazione della quota arriva a un massimo di 3360 euro annui, nel caso di mutuo invece fino a un massimo di 1800 euro.

L’esatto importo che risulta deriva dalle informazioni derivanti dall’Isee 2019 presentato e da quelle inserite in fase di compilazione del modulo.

A fronte di redditi pari a zero può arrivare a 6mila euro annui per un single (500 al mese) e a 12.600 per una famiglia di 6 persone (1.050 al mese). In più le quote di affitto-mutuo.

Come viene pagato il reddito di cittadinanza

Il Reddito di cittadinanza viene erogato su una carta elettronica, la cosiddetta Carta Rdc. Una sorta di Postepay inviata al beneficiario, su cui vengono accreditati i soldi concessi a titolo di contributo.

Chi presenta domanda di Reddito e lo ottiene, può andare a ritirare la carta presso l’ufficio postale. La somma che viene caricata sulla Carta Rdc può essere utilizzata per il pagamento di affitto, spese correnti, pagamento bollette, spesa quotidiana. È inoltre possibile prelevare una somma massima di 100 euro al mese per i single e 210 euro per le famiglie numerose.

Quando si perde il Reddito di cittadinanza

Ci sono casi in cui, se non si fa attenzione, si può perdere il diritto al Reddito di cittadinanza. In alcuni casi addirittura si rischiano dure sanzioni. In particolare si perde il Reddito in questi casi:

  • utilizzo dei soldi per pagare il gioco d’azzardo e scommesse
  • dichiarazioni false per ottenere il reddito
  • Non effettua la dichiarazione di immediata disponibilità al lavoro (DID), eccezion fatta per i casi di esclusione o esonero;
  • non sottoscrive il Patto per il lavoro o quello per l’inclusione sociale, eccezion fatta per i casi di esclusione o esonero;
  • non partecipa alle iniziative formative, di riqualificazione, politica attiva o di attivazione a meno che non sussistano giustificati motivi;
  • non aderisce ai progetti utili alla collettività in ambito culturale, sociale, artistico, ambientale, formativo e di tutela dei beni comuni, qualora vengano istituiti dal comune di residenza;
  • non accetta almeno una delle tre offerte di lavoro congrue ovvero, in caso di rinnovo, non accetta la prima che gli viene prospettata;
  • in caso di avvio di un’attività d’impresa o di lavoro autonomo, non effettua le comunicazioni obbligatorie entro 30 giorni dall’inizio della stessa o effettua comunicazioni mendaci;
  • in caso di variazione del nucleo familiare, non presenta una Dichiarazione Sostitutiva (DSU) aggiornata;
  • svolge attività di lavoro dipendente senza le comunicazioni obbligatorie o attività di lavoro autonomo o di impresa senza averne comunicato l’avvio.
  • Ripetute assenze alle iniziative di orientamento e formazione.

Le sanzioni

Oltre alla decadenza si rischiano anche sanzioni. Vediamo quando.

È punito con la reclusione da due a sei anni chi per ottenere il sussidio rende dichiarazioni o documenti falsi o attestanti cose non vere, ovvero omette informazioni dovute.

Una pena da 1 a 3 anni è invece prevista per chi omette di comunicare variazioni di reddito (anche frutto di attività irregolari) o altre informazioni dovute e rilevanti per la revoca o la riduzione del sussidio:

  • Entro 30 giorni in caso di avvio della prestazione di lavoro dipendente o di attività di impresa;
  • Entro 15 giorni in caso di variazione patrimoniale che comporti la perdita dei requisiti per ottenere il sussidio.

Il Decreto prevede apposite sanzioni laddove anche un solo dei componenti il nucleo familiare non si presenti alla convocazione presso il Centro per l’Impiego o i servizi competenti per il contrasto alla povertà dei comuni, entro 30 giorni dal riconoscimento del sussidio e in assenza di un giustificato motivo.

Le sanzioni consistono in:

  • Decurtazione di una mensilità di Reddito in caso di prima mancata presentazione;
  • Decurtazione di due mensilità di Reddito in caso di seconda mancata presentazione;
  • Decadenza dalla prestazione in caso di ulteriore mancata presentazione.

Chiara Arroi

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