Si tratta di un’affermazione non definitiva, in quanto domenica prossima si vota già per il ballottaggio tra i due più votati, ma sembra ormai certo che sarà lui a sfidare non solo la sinistra, ma soprattutto l’estremismo di Marine Le Pen, che spera nell’onda Trump anche nel Vecchio continente.
Ieri, dunque, il partito UMP – da cui provengono gli ex presidenti Chirac e Sarkozy – ha operato la prima scelta in vista del 2017. Tra i candidati a rappresentare il partito alle elezioni, figurava anche lo stesso Sarkozy, che ha tentato di rientrare in scena, ma si è classificato soltanto terzo dicendo di fatto addio alla politica.
A guidare nettamente lo spoglio è infatti l’ex premier François Fillon, con il 44,1% dei voti, seguito dal più anziano Alain Juppé con il 28,6%, a cui non è riuscito ad avvicinarsi l’ex presidente e marito di Carla Bruni, fermo al 20,6%. La terza posizione, per Sarkozy, significa già sconfitta: a contendersi la candidatura a presidente, tra pochi giorni, saranno i primi due classificati, ossia Fillon e Juppé.
A favorire nettamente Fillon per il ballottaggio, non c’è soltanto il margine assicurato al primo turno, che lo ha portato vicino alla maggioranza assoluta tra i sostenitori del partito, ma soprattutto l’endorsement dello stesso Sarkozy, che si è congratulato con il vincitore, dichiarando di votarlo con convinzione all’atto finale.
Un appoggio sorprendente, arrivato a spoglio ancora in corso, da parte dell’ex presidente della Repubblica, che sa molto di investitura. Sessantadue anni, ex premier di lungo corso, Fillon è stato protagonista di una campagna partita dalle retrovie, che ora lo lancia in pole position per l’Eliseo. Salvo sorprese clamorose, infatti, a lui spetterà l’arduo compito di contenere l’avanzata della destra estrema del Front National guidato da una assai combattiva Marine Le Pen, convinta come non mai di poter arrivare alla presidenza.
La fine di Hollande
Sul fronte socialista, con la chiusura di uno dei mandati presidenziali più ingloriosi della storia, l’incertezza regna sovrana: ancora, il presidente uscente Hollande, su cui pende il gradimento più basso dell’intera V Repubblica, non ha sciolto la riserva su una ricandidatura che, in ogni caso, sarebbe una disfatta annunciata stando ai sondaggi.
Appare infatti molto probabile come a giocarsi la presidenza, nel 2017, saranno le due destre, quella repubblicana di marchio UMP – guidata da Fillon o Juppé – e i falchi del Front National. Verrebbe, dunque, a ricrearsi quello scontro già vissuto nel 2002, quando cioè Jacques Chirac si trovò a duellare nel secondo turno contro il papà di Marine, quel Jean Marie Le Pen ancor più rigido e conservatore, spettro delle democrazie in tutta Europa. In quella occasione, vista la sconfitta del socialista Jospin, l’arco repubblicano riuscì a convincere l’elettorato mettendo in atto il cosiddetto “sbarramento”: anche gli oppositori della destra votarono convintamente per la rielezione di Chirac, respingendo l’attacco della destra più intransigente.
Stavolta, però, i tempi sembrano differenti, visto il clima favorevole un po’ ovunque a posizioni assai rigide su immigrazione e fortemente antieuropeiste. Non bisogna dimenticare, poi, che la Francia esce da un quinquennio a dir poco travagliato, in cui ha dovuto subire a più riprese attacchi violenti sul proprio territorio, partendo dal massacro a Charlie Hebdo, passando per il Bataclan e, infine, alla strage di Nizza l’estate scorsa.
Non a caso, Fillon per la propria campagna agli inizi ha deciso di rispolverare lo slogan fortunato di un presidente socialista, sì, ma molto amato, ossia Mitterand. Quasi prevedendo di dover accogliere elettori orfani di quel partito, dunque, ecco che “la forza tranquilla” diventa il richiamo per quei votanti che risulteranno decisivi nel ballottaggio della prossima primavera. Del resto, si sa, ai francesi non è mai piaciuto improvvisare troppo.
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