Tra le soluzioni prospettate quella di creare un sistema che sia a cavallo tra prestito previdenziale ed Opzione donna, creando una sorta di “garanzie a catena” che alleggeriscano le ripercussioni nel breve periodo sui conti pubblici e che implichino il coinvolgimento dell’INPS oltre che dei fondi pensione (sia direttamente che non).
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RIFORMA PENSIONI: SI AVVICINA LA SVOLTA?
La creazione di un mix tra sistema previdenziale ed Opzione donna è una delle ipotesi al vaglio dell’Esecutivo per rendere più flessibili le uscite verso la pensione. Quest’ultima, per ogni anno di anticipo diminuirebbe, in modo particolare, per via dell’effetto del calcolo con il sistema contributivo per il periodo intercorrente tra l’uscita e il raggiungimento della soglia di vecchiaia.
Tuttavia, si prevede di attenuare la penalizzazione (3-4% l’anno) grazie al meccanismo del “prestito” garantito, almeno parzialmente, da intermediari finanziari ai quali verrebbero poi assicurati ulteriori specifici incentivi. In questo scenario viene previsto un ruolo anche per l’INPS quale aggiuntivo elemento di garanzia nei confronti degli istituti di credito.
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Si tratterebbe, dunque, di una vera e propria riforma volta a rendere quasi obbligatoria una parte della copertura previdenziale mediante forme integrative e che potrebbe persino prevedere nuove misure sulla destinazione del TFR, anche obbligatoria.
Come dichiarato dallo stesso sottosegretario Nannicini, il ricorso alla previdenza complementare verrà implementato non soltanto attraverso mirati interventi sulla tassazione ma anche sulla governance e sulla concentrazione dei fondi.
PENSIONI: VERSO UNA MAGGIORE FLESSIBILITÀ?
Sulla flessibilità, da Nannicini è arrivata la conferma che la deadline per l’eventuale partenza è ancora quella della legge di Stabilità per il 2017 da varare in autunno, così come peraltro previsto dall’ultimo Def (Documento di Economia e Finanza), il quale vincola il piano alla compatibilità finanziaria.
Punto sul quale aveva premuto anche il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il quale tuttavia si è detto pronto a lavorare sull’introduzione di nuovi strumenti e incentivi per la flessibilità.
Ciò nonostante, i più speranzosi ancora non abbandonano l’ipotesi che l’intervento atto a rendere più flessibili le uscite verso la pensione venga avviato già prima dell’estate, essendo stata l’idea dell’anticipo presa in considerazione nelle scorse settimane a Palazzo Chigi.
PENSIONI PIÙ FLESSIBILI: LE ALTRE SOLUZIONI
a) Tra le alternative soluzioni tecniche al problema-pensioni gli esperti sembra prendano maggiormente in considerazione la proposta avanzata dal presidente dell’INPS, Tito Boeri. Si tratta del calcolo dell’assegno, a prescindere dall’età con cui si va in pensione, vincolato pressoché interamente agli anni di versamenti effettuati.
In tal senso, l’anticipo dell’uscita dal mondo del lavoro risponderebbe anche all’esigenza di incentivare la cosiddetta “staffetta generazionale”.
b) Una scelta alternativa si rifarebbe, invece, al potenziamento della previdenza integrativa mediante anche una destinazione più vincolante dei contributi da parte del lavoratore e del datore di lavoro, scortata da un contributo sempre di carattere “generazionale”, ossia all’interno del sistema previdenziale, sugli assegni più alti e versati con condizioni più vantaggiose rispetto a quelle del sistema vigente.
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