In tema di meccanismi di pensionamento, al fine di poter garantire la quiescenza dei giovani al raggiungimento dell’età avanzata, il report sottolinea come vadano scongiurati i meccanismi che consentono un’uscita anticipata a chi non ha accumulato una quota pari ad almeno 40- 45 anni di versamenti effettivi, tenendo in considerazione una carriera lavorativa ininterrotta.
Le linee direttive fornite sui meccanismi di pensionamento che gli Stati dovranno implementare per garantire la sostenibilità dei sistemi previdenziali nel prossimo futuro, appaiono però poco convincenti soprattutto a coloro che sono abituati a contesti lavorativi precari e ad offerte occupazionali quasi mai a tempo indeterminato, circostanze peculiari dell’attuale contesto storico.
Riguardo alla flessibilità in uscita, poi, i tecnici europei evidenziano l’asimmetria marcata che continua a distinguere i trattamenti riservati agli uomini da quelli riservati alle donne. Dall’analisi UE emerge, infatti, come in Italia sussista una profonda differenza tra l’importo degli emolumenti percepiti dalle donne rispetto a quelli che sono incassati dagli uomini.
Quello che si stima è un gap che raggiunge quasi il 40% tra le mensilità erogate in favore dei pensionati di sesso maschile, trend che si può in parte spiegare con le maggiori difficoltà che solitamente sono riscontrate dalle lavoratrici donne rispetto alla necessità di conciliare esigenze domestiche e mansioni lavorative.
Le indicazioni rivolte all’Italia dalla Commissione Europea sul tema pensioni e sviluppo delle politiche comuni di previdenza sociale, sono quindi molto chiare: da un lato si chiede ai Governi di arrestare l’immissione di ulteriori meccanismi di flessibilità previdenziale; dall’altro invece si invita a stimolare il rilancio del mercato pensionistico privato e dei fondi integrativi di secondo pilastro.
Per approfondire leggi anche: Pensioni: tutti gli strumenti per andare in pensione prima senza costi
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