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Per le tre sigle confederali è, infatti, sempre più urgente un intervento strutturale che modifichi la riforma Fornero, abbassando l’età di accesso alla pensione, reintroducendo una vera flessibilità in uscita e intervenendo sui lavoratori precoci. Questo anche per agevolare il cosiddetto turn over e così aumentare l’occupazione giovanile.
I sindacati sono uniti nel chiedere anche il varo della settima salvaguardia per i lavoratori esodati e l’applicazione dell’Opzione donna,due interventi che non necessitano di nuove coperture. Da sanare poi alcuni tra i più punti più dolenti della contestata della legge Fornero, ossia quelli concernenti i macchinisti e la quota 96 della scuola.
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A sollecitare l’urgenza del confronto su queste tematiche, il segretario Generale della Uil, Carmelo Barbagallo, ha dichiarato: “Abbiamo deciso, unitariamente, di chiedere una profonda modifica della Legge Fornero: stiamo aspettando che il ministro Poletti ci convochi. Bisogna dare flessibilità in uscita ai lavoratori, perché non tutti possono andare in pensione alla stessa età, ma bisogna farlo senza penalizzazioni”.
Ad aver chiesto l’apertura del tavolo di confronto anche le altre due sigle confederali. Dalla Cgil hanno accusato il Governo di tergiversare sull’argomento, non essendo riuscito ancora a raggiungere una concreta proposta di legge. La Cisl, a sua volta, continua a considerare la revisione della Legge Fornero come una tappa obbligata dal momento che a partire dal prossimo anno si andrebbe incontro ad un’ulteriore stretta, giudicata insostenibile sopratutto per le lavoratrici.
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