Si entra quindi ufficialmente nella Fase C della Buona scuola. La Fase in cui a 55mila nuovi docenti si aprono le porte delle scuole italiane. È stato lo stesso Miur a fornire, tramite circolare, le indicazioni su tempistiche e procedure tecniche che gli Istituti scolastici dovranno seguire per avanzare la richiesta di più insegnanti, i famosi docenti del potenziamento. Sul tema, a fornire chiarimenti, è intervenuto sul proprio profilo Facebook il sottosegretario all`Istruzione, Davide Faraone.
“I docenti arriveranno in classe – ha illustrato Faraone – tra la fine di novembre e i primi mesi di dicembre. Grazie a loro sarà possibile ampliare i tempi di apertura delle scuole, rendere più flessibili le attività, sperimentare il curriculum dello studente”. Nessun docente tappabuchi, quindi, bensì insegnanti “pienamente inseriti nella progettualità della scuola”. La Buona scuola – prosegue il sottosegretario – non ha insegnanti di serie A o di serie B, tutti lavorano per raggiungere lo stesso obiettivo: formare i cittadini di cui il Paese ha bisogno”. Faraone sottolinea anche come le circolari diffuse dal Miur abbiano più che altro valore indicativo dal punto di vista operativo, aggiungendo come “il vero punto di riferimento sia la legge 107/2015. Le scuole non devono stare ad aspettare che qualcun altro dica loro cosa fare. Abbiamo potenziato i ruoli di tutta la comunità scolastica”, conclude.
Nel decreto sulla cartella elettronica firmato oggi, è fissato come termine ultimo ai fini della rendicontazione attraverso cui ogni docente potrà comprovare “l’effettivo utilizzo della somma (500 euro) con le finalità” formative effettivamente svolte, il 31 agosto 2016. Se questo non dovesse avvenire, la somma viene recuperata tramite l’erogazione riferita all’anno scolastico 2016/17. I 500 euro dovrebbero confluire direttamente nello stipendio dei docenti di ruolo, i precari ne sono invece esclusi.
Come stabilito dalla riforma (legge 107/2015), infatti, la formazione dei docenti prevede un “importo nominale di euro 500 annui per ciascun anno scolastico” che, tra le altre cose, servirà “per l’acquisto di libri e testi, anche in formato digitale, di pubblicazioni e riviste comunque utili all’aggiornamento professionale, di hardware e software, e anche per l’iscrizione a corsi per attività di aggiornamento”.
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