Insomma, Renzi alla fine non ha barcollato, malgrado le frecciate interne delle ultime ore, con minacce più o meno velate di scissioni e distinguo al voto sul disegno di legge delega in materia di lavoro. Ultima, quella più eclatante, la defezione di Corradino Mineo, che ha annunciato la sua possibile e imminente uscita al gruppo di senatori del Pd per via della linea “prendere o lasciare” imposta dal premier al testo sul lavoro. Qualcuno dei dissidenti, invece, ha scelto di non partecipare alla votazione, o, ancora, ha votato sì per poi anunicare l’abbandono al gruppo in aula.
In mattinata, dopo una serie di interventi più o meno critici sul provvedimento, era intervenuto anche il ministro del Lavoro Giuliano Poletti, annunciando la questione di fiducia posta dall’esecutivo sul maxiemendamento interamente sostitutivo del ddl Jobs Act fino a ieri in esame, successivo alla discussione nelle commissioni di palazzo Madama.
E il vero colpo di teatro, arrivato con il nuovo testo, è stata certamente la scomparsa di qualsiasi riferimento all’articolo 18, fino a ieri notte materia del contendere tra maggioranza e minoranza interne al Partito democratico e, poli, improvvisamente eliminato dal testo presentato in aula.
Da una parte, i sostenitori della politica governativa rivendicano che si tratterebbe di un problema marginale, mentre, dall’altra, per l’area di sinistra dem contraria alla modifica dello Statuto lavoratori, non è altro che una delega in bianco affidata al governo in materia di licenziamenti e contratti di lavoro.
Cosa prevede il nuovo Jobs Act
Ammortizzatori. Qualora sussista una situazione di disoccupazione involontaria, il governo dovrà assumere tutele uniformi e in linea con la storia contributiva dei lavoratori. Favorevole, ad esempio, sarebbe l’allargamento dell’Aspi anche ai co.co.co.
Semplificazioni. Si punta a dimezzare gli atti burocratici necessari ad avviare e gestire il rapporto di lavoro. Si punta, così, all’emenazione di norme ad hoc che riducano gli step tra amministrazione e datori di lavoro, ad esempio sugli infortuni, con l’obbligo di trasmissione alle autorità che penderà proprio sulla PA.
Contratti. Sì al contratto a tutele crescenti, che aumenteranno in relazione all’anzianità di servizio. Ok anche all’introduzione prossima del compenso orario minimo, applicabile a tutti i rapporti di lavoro. Cambia il demansionamento, ma con tutela alla professionalità.
Maternità. Si prevede l’introduzione a carattere universale dell’indennità di maternità, ossia anche a chi versa contributi a gestione separata. Ok anche al diritto alla prestazione anche in caso di mancato versamento dei contributi per opera del datore di lavoro.
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