Jobs Act: così Renzi vuole cambiare articolo 18 e contratti

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Continua lo scontro tra governo e sindacati sul Jobs Act, a seguito dell’emendamento presentato dall’esecutivo per l’introduzione delle forme di contratto flessibili.

Al di là delle dichiarazioni che ultimamente stanno comunque raggiungendo il libello di guardia, tra Renzi e Camusso, è utile capire cosa comprende la riforma proposta dall’esecutivo nel ddl delega che andrà a completare gli interventi avviati in primavera sul mercato occupazionale.

Un taglio netto

Obiettivo del governo è quello di ridurre sensibilmente le tipologie di subordinazione presenti sul mercato tramite l’introduzione massiccia del contratto a tempo indeterminato, ma con minori garanzie al momento dell’assunzione.

E’ questo il cuore della proposta che vede il cosiddetto “contratto a tutele crescenti” dividere così tanto sindacati e esponenti del governo. Per i primi tre anni, infatti, le garanzie di assunzione dovrebbero essere ridotte, con una maggiore possibilità di licenziare assicurata al datore di lavoro.

A stabilire la progressione delle tutele, dunque, sarà l’anzianità di servizio: ciò che, ancora va definito, è il limite temporale in cui l’articolo 18 finirà per essere congelato ai nuovi assunti. Si parla di tre anni, mentre la minoranza Pd e alcune opposizioni spingono per una riduzione dei tempi.

Ciò che appare certo, comunque, è che l’articolo 18 finirà in stand by per i licenziamenti senza giusta causa, con eccezione per quelli discriminatori, in riferimento ai quali dovrebbe rimanere in vigore anche nella prima fase del rapporto di lavoro. Sarà questo, insomma, l’unico ambito con obbligo di reintegro in caso di licenziamento senza giusta causa.

I neo assunti. Per rendere il nuovo regime più appetibile, potrebbe essere introdotto un margine di indennizzo per i licenziati sottoposti a questo regime dalle inferiori coperture di welfare. Si parla, in proposito, di un riconoscimento fino a 24 mensilità.

C’è, però, in previsione anche un riequilibro delle minori tutele in uscita rispetto a chi invece già ne usufruisce: in questo modo, dovrebbero scomparire la cassa integrazione in deroga e la mobilità, mente si ragiona sull’estensione a tutti i lavoratori – neo assunti e non – di sussidi di disoccupazione Aspi e del diritto alla maternità.

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Francesco Maltoni

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