Piano casa 2014, cosa cambia su affitti e alloggi popolari

Redazione 27/05/14
Il piano casa 2014 è diventato legge la scorsa settimana, obbligando il governo Renzi a chiedere la fiducia per l’ennesima volta alle Camere. Nonostante le proteste del MoVimento 5 Stelle e delle altre opposizioni, il decreto è stato convertito in legge. Voluto strenuamente dal ministro per le Infrastrutture Maurizio Lupi, e supportato con forza anche dal premier Matteo Renzi, il piano casa 2014 è stato accolto con favore dal mondo dell’edilizia, ma senza troppi entusiasmi. Ne discutiamo con Antonella Donati, autrice del volume in materia “Piano casa 2014” (Maggioli- Fisco e Tasse).

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Quali sono le principali innovazioni del piano casa che il ministro Lupi ha presentato con tanta enfasi?

Diversamente da quanto accadeva in passato, quando il piano casa era sostanzialmente un intervento volto a favorire l’ampliamento degli immobili di proprietà e a semplificare le procedure edilizie per l’edificazione, la legge attuale è destinata al recupero degli alloggi sociali e delle cosiddette case popolari, con l’obiettivo dichiarato di aumentare l’offerta di questi alloggi sul mercato, grazie alla ristrutturazione di quelli fatiscenti e perciò attualmente inutilizzabili. L’operazione dovrebbe riguardare nell’immediato almeno 12.00 alloggi. Previsti fondi a favore dei comuni che si attivano in questo senso e anche la possibilità di vendere gli appartamenti agli inquilini interessati, in modo da acquisire nuova liquidità da destinare al recupero di altri immobili. Si tratta, in sostanza, di un provvedimento che punta a dare una risposta a quella che  tutti gli effetti può essere considerata come un’emergenza, ossia la mancanza di alloggi per inquilini a basso reddito. Il provvedimento punta, però, in parallelo a contrastare i fenomeni di occupazione degli alloggi pubblici, e per questo motivo è stato fortemente contestato dai movimenti per la  casa. Uno dei punti di forza del decreto appena convertito in legge, infatti, è quello che vieta di ottenere la residenza negli appartamenti occupati e l’allaccio delle utenze.

 

Il decreto convertito in legge come si sposa con la nascente riforma del catasto? Ci sono delle prime indicazioni che fanno pensare a una convergenza delle due riforme seppure una sia ancora di là da venire?

La riforma del catasto servirà a definire i nuovi parametri per  la valorizzazione del patrimonio immobiliare esistente. Nuovi estimi catastali determineranno le nuove rendite che serviranno da base per il pagamento delle imposte. Si tratta, quindi, di due provvedimenti che viaggiano su binari assolutamente differenti.

 

E’ cambiato il bonus mobili? Alla fine il tetto dei 10mila euro sulle agevolazioni in elettrodomestici è rimasto oppure no?

Con il passaggio parlamentare il piano casa si è arricchito di misure inizialmente non previste. Tra queste il recupero della tetto dei 10.000 euro di spesa sui quali  usufruire del bonus mobili. È stata quindi cancellata la norma introdotta dalla legge di stabilità, e in vigore dal 1 gennaio 2014, in base alla quale il diritto ad usufruire della detrazione era limitato all’importo corrispondente a quello delle ristrutturazioni effettuate. Ora, invece, si torna al passato, ossia alla formulazione originaria dell’agevolazione: di conseguenza si ha diritto ad avere la detrazione del 50% dell’importo spesso per l’arredo degli immobili per i quali è in corso una ristrutturazione, con un tetto massimo di spesa di 10.000 euro,  senza ulteriori vincoli. È possibile, quindi, ad esempio, rinnovare la cucina acquistando anche gli elettrodomestici anche se l’intervento di ristrutturazione che dà diritto alla detrazione è stato solo dell’ordine di qualche centinaio di euro come l’acquisto di una nuova caldaia o la sostituzione di sanitari con altri di tipo diverso.

 

In regime di affitti, ci sono novità dal punto di vista della tassazione?

Il Piano casa contiene il taglio della cedolare secca al 10% in caso di contratto di locazione a canone concordato per gli anni dal 2014 al 2017. L’agevolazione, che riguarda i comuni ad alta tensione abitativa, è stata estesa anche a quelli che hanno subito calamità naturali. Sarà un decreto ministeriale ad ampliare l’elenco dei comuni per i quali diventa  possibile usufruire della tassazione ridotta.  Aumentati poi i finanziamenti al Fondo per le morosità incolpevoli, con un’importante novità: i Comuni potranno infatti versare direttamente ai proprietari le somme che non hanno potuto riscuotere dagli inquilini in difficoltà, ad esempio per la perdita del posto di lavoro. Con le misure introdotte nel provvedimento si semplifica quindi la procedura: una volta presentata la domanda al Comune per l’accesso al fondo il proprietario potrà ottenere immediatamente le somme spettanti, rilasciando la ricevuta al Comune senza la necessità di attendere ulteriori passaggi. Una semplificazione a vantaggio sia dei proprietari e degli inquilini. Altra novità di rilievo è la sanatoria per chi si trova denunciato gli affitti in nero in base alle norme in vigore dal 2011, dichiarate  incostituzionali dalla Consulta nel marzo scorso. Grazie agli emendamenti approvati al decreto, gli inquilini che hanno usufruito il maxisconto in base alle norme cancellate non rischiano lo sfratto e potranno continuare a pagare il canone ridotto fino al 31 dicembre 2015. Sconti fiscali anche per le società proprietarie di immobili destinati ad alloggi sociali, che potranno offrire agli inquilini nuovi  contratti di affitto con riscatto a condizioni agevolate.

 

Un parere anche sull’introduzione di un capitolo relativo all’Expo 2015 nel decreto sull’emergenza abitativa: lo trova appropriato?

La norma  contenuta nel decreto recuperava misure introdotte dal governo in altri provvedimenti non convertiti in legge.  Riproporla è stata, quindi, una necessità in quanto la disposizione serve a garantire al Comune di Milano i fondi a disposizione per poter completare le opere. Prevista anche un’ulteriore deroga al Codice degli appalti per quel che riguarda i contratti relativi alla fornitura di servizi e alle sponsorizzazioni. Per evitare il riproporsi di scandali per tangenti come quelli recentemente emersi, il Parlamento a questo punto ha precisato che è possibile fare ricorso alle deroghe soltanto nel caso in cui la stipula di contratti avvenga senza alcuna forma di intermediazione.

QUI LA GUIDA AL PIANO CASA

Redazione

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