A promuovere la consultazione elettorale, fu proprio la Democrazia cristiana, che richiese il referendum abrogativo per la legge approvata quattro anni prima. Si trattava della legge 898 del 1° dicembre 1970, dal nome “Disciplina dei casi di scioglimento del matrimonio”.
Obiettivo del comitato di promozione referendaria era l’abrogazione della norma approvata in Parlamento dalla spinta popolare delle fasce socialiste, comuniste, repubblicane, radicali e liberali del Paese, unite in un’insolita alleanza.
L’Italia era nel pieno degli anni di Piombo, con le fortissime contestazioni sociali sfociate nella follia del Terrorismo. La Democrazia cristiana, in crisi di consenso e d’identità, venne sconfitta nettamente, mentre il Pci si avvicinava al picco storico dei suoi consensi, sull’onda proprio della battaglia vinta sul divorzio, replicata, sette anni più tardi, sul tema dell’aborto. Tutto ciò, sullo sfondo di un quadro politico e sociale lacerato che, negli anni successivi, portò alla costituzione dei governi di minoranza e culminò nella tragedia del rapimento di Aldo Moro.
Quel giorno, però, a vincere fu la democrazia. Nelle settimane precedenti la data del referendum in Italia si fronteggiarono senza sconti i due schieramenti con grandi adunate di piazza; l’opinione pubblica arrivò veramente a spaccarsi e la questione occupò le prime pagine per settimane, fino ai risultati della consultazione, che certificarono comunque una maggioranza netta per il polo di sostegno al divorzio, orientato al No alla proposta di abolizione.
Per la prima volta, personaggi dello spettacolo, del cinema, della televisione e della cultura furono impegnati in prima linea nella battaglia per il diritto al divorzio. In particolare, l’appoggio di alcuni personaggi influenti e conosciuti alla causa del No, fornì una spinta propulsiva a staccare definitivamente la componente più conservatrice.
Questi i dati finali del referendum:
votanti: 33.023.179
No all’abrogazione: 19.138.300 elettori (59,26%)
Sì: 13.157.558 (40,74%).
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