Le polemiche sono dovute al fatto che i grillini denunciano la mancata scomparsa del finanziamento pubblico, sostituito con una forma di foraggiamento spontanea a favore dei partiti.
In realtà, il decreto passato alla Camera mantiene il finanziamento fino al 2017, con quote progressivamente ridotte a partire dal 2014, per ogni anno, del 25% in più – quindi fino al taglio del 75% nel 2016 rispetto alla quota prevista.
Dall’anno successivo, entrerà in vigore il nuovo regime, che favorisce le donazioni volontarie da parte dei cittadini, vincolati al rispetto dei requisiti di trasparenza e democraticità che devono emergere dalla condotta dei partiti e dalla loro regolamentazione interna.
A questo proposito, i partiti presenti in Parlamento, per poter accedere alla nuova forma di contribuzione, dovranno dotarsi di statuti votati a questi principi.
C’è, poi, il nodo del 2 per mille Irpef, con l’introduzione della possibilità di donarlo a uno specifico partito.Rimane, a tal proposito, irrisolto il nodo delle quote del 2 per mille che non verranno destinate esplicitamente a una forza politica. In teoria, dovrebbero essere ridistribuite tra i vari soggetti politici, ma è tutto rimandato a un provvedimento successivo. LEGGI L’APPROFONDIMENTO
Le donazioni, invece, non potranno superare i 100mila euro, mentre, per favorire il supporto ai partiti, vede la luce una nuova detrazione sulle erogazioni liberali pari al 26% per le somme che vadano da 30 a 30mila euro.
I dipendenti dei partiti, inoltre, vengono inclusi nei programmi di trattamento straordinario dell’integrazione salariale e, parallelamente, alla possibilità di attivazione di contratti di solidarietà.
Vai al testo definitivo del decreto sul finanziamento ai partiti
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