Leggiamo insieme i vostri commenti più interessanti:
Davide Renieri: La domanda è davvero interessante! Ieri è scomparso Freak Antoni. Al di là del personaggio che può piacere oppure no (a me piaceva), c’è una sua frase famosa che può dare risposta: “Non c’è gusto in Italia ad essere intelligenti”, titolo di un album. La risposta è questa. Non c’è gusto in Italia ad essere giuristi. Purtroppo e a malincuore è così (mi si strazia il cuore mentre lo scrivo. credetemi).
I giuristi, i puristi, gli intelligenti, i pignoli, eccetera, in questo momento fanno la parte dei violinisti sul Titanic, costretti in frak e papillon a star attenti a non stonare mentre la nave affonda. CORAGGIO!!!;
Stefano Usai: “…L’Italia ha smarrito anima e cuore. Per questo è ancora più importante il contrappunto, la chiosa critica o di adesione, il commento impegnato o leggero, l’approfondimento e la sdrammatizzazione.Per questo è importante LeggiOggi, uno spazio libero. E’ come stare sotto assedio e LeggiOggi rappresenta una opportunità…” 1000 giorni (e oltre) di LeggiOggi;
Luigi Oliveri: Il diritto esiste ancora. Sono aumentati quelli che lo vìolano e lo offendono costantemente, senza che vi sia più un presidio. Il diritto esiste ancora. Ma le leggi sono sempre peggio scritte, da chi ha interesse alle violazioni ed offese.
Antonio Capitano: “…E’ stato autorevolmente osservato che il diritto limita e condiziona le nostre azioni, ma che garantisce e difende i nostri diritti. E che Il “diritto”, a differenza della “legge”, possiede una sua “carnalità”, assumendo le sembianze di una “storia vivente”, che si sviluppa attraverso un percorso segnato dalla consuetudine, dalla prassi, dalle convenzioni, dalle interpretazioni rese dalla dottrina e dalla giurisprudenza…” La crisi e il Diritto Utile;
Daniele Lavore: “Penso che il diritto, in verità, stenti a sopravvivere in una manifestazione normativa sempre più spesso complessa e controversa, oltre che appesantita dalla preminente preoccupazione di apparire efficace nel poco verosimile messaggio: “fatta la legge, risolto il problema”. La crisi di “visione” della società e della politica – hai ragione tu – “si è attaccata al diritto, che non sa più dare risposte”. Potrebbe essere diversamente? La risposta credo sia contenuta nella tua provocatoria domanda: “Serviamo ancora a questa Italia che sembra avere smarrito la propria anima?”. Serviamo a misura della nostra capacità di contribuire a ritrovare l’anima “smarrita”, in un attento e quotidiano lavoro di ripristino di spazi, contenuti e modalità. Ai giuristi, agli affaticati operatori del diritto, a tutti coloro i quali si trovano nella condizione e nella necessità di leggere ed attuare la legge, tocca oggi ancor più di ieri l’inesausto impegno che Piero Calamandrei invocava per la norma fondamentale del diritto costituzionale italiano, quando scriveva: “La Costituzione non è una macchina che una volta messa in moto va avanti da sé. La Costituzione è un pezzo di carta, la lascio cadere e non si muove. Perché si muova bisogna ogni giorno rimetterci dentro il combustibile. Bisogna metterci dentro l’impegno, lo spirito, la volontà di mantenere queste promesse, la propria responsabilità.” Ai giuristi, tocca probabilmente far fronte comune, con determinazione e umiltà, con i non “addetti ai lavori”. Ho ammirato la visione ispiratrice di LeggiOggi, da te evidenziata: “Ci occupiamo per lavoro di relazioni umane, di solitudini, di disagi, dei sentimenti di impotenza e delle frustrazioni della gente. Non importa se assistiamo enti o società, dietro ci sono comunque persone, persone che pongono domande, persone che – tutti i giorni – aspettano risposte.” Oggi come tre anni fa non può che essere questa la strada, da percorrere con la spinta ideale che ha mosso Gianni Bianco (giornalista) e Giuseppe Gatti (magistrato) a raccontarci nel loro libro “La legalità del noi” come, partendo da difficoltà estreme, è possibile vincere sfide apparentemente impossibili. Una “legalità del noi” che superi la dilagante “legalità dell’io”, che si fondi sulla “relazione-incontro”, in antitesi alla “relazione-scontro” (rinvio alla lettura del bellissimo libro). Con determinazione e umiltà, senza “sfrenate ambizioni” di cambiamenti epocali che rischiano di celare ambizioni rampanti, vecchie indipendentemente dall’età anagrafica di chi le manifesta.
Grazie, Carmelo, per aver pensato e realizzato l’inedito strumento di LeggiOggi. A LeggiOggi, a te, a tutti coloro i quali collaborano alla sua realizzazione i miei affettuosi auguri e la mia grata stima.;
Francesco Paolo Micozzi: Carissimo Carmelo, Ti faccio i miei auguri per questa creatura che cresce sempre più e sempre in meglio. Mi è piaciuto che tu abbia chiamato il Diritto con la “D” maiuscola. Penso che la funzione dei giuristi, ma soprattutto quella degli Avvocati, sia essenziale alla vita democratica del Paese. Quasi come le sentinelle sulla torre di un castello attaccato dai nemici. Forse pretendo troppo ma credo davvero nella definizione del preambolo al nostro codice deontologico: “L’avvocato esercita la propria attività in piena libertà, autonomia ed indipendenza, per tutelare i diritti e gli interessi della persona, assicurando la conoscenza delle leggi e contribuendo in tal modo all’attuazione dell’ordinamento per i fini della giustizia. Nell’esercizio della sua funzione, l’avvocato vigila sulla conformità delle leggi ai principi della Costituzione, nel rispetto della Convenzione per la salvaguardia dei diritti umani e dell’Ordinamento comunitario; garantisce il diritto alla libertà e sicurezza e l’inviolabilità della difesa; assicura la regolarità del giudizio e del contraddittorio.” Non possiamo scoraggiarci, vista l’importanza dei principi per i quali abbiamo prestato giuramento. Sono, quindi, fiducioso e ottimista. Questo sempre che manteniamo alto il livello di cultura giuridica (lo dobbiamo a tutti i giuristi che nei secoli ci hanno preceduto) con lo “studio matto e disperatissimo” del Diritto, affinché questo possa mantenere intatta la sua “D” maiuscola. Tanti auguri!;
Michele Iaselli: Caro Carmelo, il diritto esiste ancora e guai se non fosse così, in caso contrario perderemmo anche la nostra umanità. Finché c’è riflessione, finché c’è analisi, finché c’è confronto corretto tra idee diverse il diritto ha una sua ragion d’essere. Purtroppo dobbiamo riflettere sul fatto che negli ultimi tempi prevale sempre più il senso del potere, la voglia di emergere e schiacciare gli altri, la mancanza di rispetto, l’intolleranza, la totale mancanza di elasticità anche di fronte alla nascita di nuove realtà come Internet, le nuove tecnologie ed ovviamente tutto questo è largamente incompatibile con il diritto.;
Alessandro Gagliardi: Grazie per lo spunto! Chi frequenta con passione e anche con leggerezza le stanze del “ragionamento giuridico”, non può che essere fortemente convinto dell’utilità del giurista anche e soprattutto in epoche buie. lo smarrimento delle nostre anime, seppur (assai) preoccupante, non fa venir meno la necessità del giurista, anzi, rende tale figura ancor più indispensabile. Il diritto si forma in modo alluvionale dalla sovrapposizioni di fatti mai identici tra loro, che in tempi di smarrimento si moltiplicano, si intersecano e spesso diventano virali; è qui, per me, che il “ragionamento giuridico” esprime la sua massima utilità. E’ sulla vita di tutti i giorni, sui casi reali, sulle necessità che il giurista può dare del suo meglio, più che sulle questioni di carattere generale che a volte appaiono astratte se non addirittura tendenti all’utopia. Motivi quindi ve ne sarebbero per affermare l’assoluta necessità e imprescindibilità del giurista anche in epoche difficili e molti addirittura sarebbero i banchi su cui cimentarsi. ….il tutto sta nel non perdere (mai) l’entusiasmo! buon lavoro;
Dario Di Maria: L’Italia è malata, è certo, è un corpo pieno di metastasi. La chiemioterapia è molto pesante, ma, oltre alle cellule malate, sta uccidendo anche le cellule buone. Speriamo che la cura non uccida il malato, e che le cellule buone siano di più di quelle malate. A noi umili cittadini e operatori del diritto, l’arduo compito di mantenere dritta la barra, ciascuno nel suo piccolo. Un grande augurio e ringraziamento a Leggioggi.it.;
Matteo Spatocco: Caro Carmelo, le tue domande, per quel che mi riguarda ovviamente, hanno due opposte risposte a seconda che sia l’emotività o la ragione a prevalere, mi spiego meglio. Da un punto di vista puramente emotivo la prima risposta che mi verrebbe è che NO!, non ha più senso visto che ormai la professione si è veramente svilita, anche con questo insensato gioco al ribasso dei compensi che non ha alcun senso in un settore così “delicato”, e tenuto conto di quanto ormai l’avvocatura paia di fatto irrilevante, sia per il legislatore che non si preoccupa di coinvolgerla adeguatamente neppure nelle riforme dell’ordinamento giudiziario, che per gli stessi cittadini che vedono l’avvocato più come un nemico che come un garante di tutela dei propri diritti, della serie sempre meglio avere a che fare con un medico per una malattia che con un avvocato…e gli organi di stampa certamente non ci mettono in buona luce. Il culmine penso si sia raggiunto con le incredibili e pesanti affermazioni prese nei fuori onda del Ministro della Giustizia, che neppure si è preoccupata più di tanto di cambiare rotta dopo la loro diffusione, salvo delle poco credibili scuse formali. Certo anche noi avvocati abbiamo la nostra buona parte di colpe ma sinceramente essere additati proprio noi come uno dei principali fattori del malfunzionamento della giustizia in italia lo trovo sinceramente grottesco, laddove e semmai siamo coloro che lo scontano in prima persona ….così per provocazione mi piacerebbe far fare una notifica qui a Firenze con l’ufficiale giudiziario al Ministro, magari forse cambierebbe un po’ idea sull’avvocatura… Con la ragione però mi viene da dire che al contrario siamo qui proprio ed anche per cercare ancora con tutte le forze di lottare per cambiare al meglio tutto quanto sopra lamento e ciò quantomeno per le future generazioni cui non possiamo consegnare, nel terzo millennio, uno stato in cui la giustizia pare ormai al collasso, dimenticando che è proprio qui che i romani hanno inventato un sistema di “diritto” cui tutto il mondo occidentale si è ispirato. Quindi in conclusione la risposta più meditata è Sì ed anzi oggi siamo più fondamentali che mai proprio per ritrovare la nostra anima che sinceramente pare un po’ smarrita, sentimento questo cui purtroppo credo molti italiani oggi si ritrovino. L’augurio è che il “fondo” si sia ormai toccato quindi “rimboccarsi le maniche” e darsi da fare –ognuno- nel suo piccolo.;
Maria Grazia Galbiati: Gentile Carmelo Giurdanella, ha ragione, l’Italia ha smarrito la propria anima, ma forse tanti italiani ancora no. Per coloro che ancora sperano in un Paese migliore, per i giovani che non lasciano l’Italia perchè credono che qui possa ancora esserci un futuro, per tutti coloro che non possono gridare i propri diritti ma che si affidano a chi invece possa rappresentarli, per chi crede che la classe politica debba veramente essere al servizio del popolo, per chi vuole cambiare e si impegna per questo…ecco, per tutte queste persone il diritto esiste ancora, e chi rappresenta queste persone deve sentirsi fiero. Avanti ancora, con coraggio! Buon lavoro.;
Francesco Navaro: Certo che esiste ancora il diritto, oggi più che in passato. Lo testimoniamo il moltiplicarsi delle fonti di produzione di norme giuridiche e dei soggetti dotati di tale potere che hanno fatto ingresso nella scena dell’ordinamento giuridico (penso, ad esempio, alle autorità indipendenti), l’incremento della produzione giurisprudenziale, la comparsa di nuove case editrici specializzate nella pubblicazione di testi giuridici, l’incremento dei contenuti dei siti web a carattere giuridico. Quel che non esiste più è la certezza del diritto che, forse, era presente solo quando vi era un unico centro di produzione normativa, quello statale. La complessità e la caoticità del sistema giuridico attuale rende ancora necessario e, più di prima, il lavoro del giurista anche se le soluzioni delle questioni giuridiche, inevitabilmente, appaiono sempre di più diversificate e controverse. Oggi più che mai il lavoro dei giuristi dovrebbe servire ad indirizzare le scelte dei nostri governanti; il fatto è, purtroppo, che questi ultimi sono insensibili alle sollecitazioni che provengono dall’ambito giuridico in quanto sono tesi unicamente a coltivare i propri interessi elettorali e non quelli dell’Italia.;
Cristina Iemulo: Caro Avv, nel tentativo di fornire una risposta alle tue domande ho preso tra le mani il dizionario di italiano. Sotto la voce “diritto” questa definizione: “complesso ordinato di norme variabili da tempo a tempo e da popolo a popolo, che prescrivono o vietano determinati atti e comportamenti, con lo scopo di regolare i fondamentali rapporti (familiari, economici, politici) su cui si regge l’organizzazione, la convivenza e la sopravvivenza della società…” Mi sono fermata e mi sono accorta che questa definizione non mi aiutava a rispondere alle tue domande così, ho chiuso il dizionario, mi sono guardata attorno e sono arrivata ad una concezione di “diritto” differente, nuova, forse utopistica, ma sicuramente quella che vorrei che fosse scritta non solo sul nostro dizionario, ma nella mente di ognuno di noi. Secondo me il diritto esiste ancora, forse al momento è solo mascherato, ma credo sia uno strumento necessario soprattutto in questo tempo. Sono convinta che proprio nei momenti di maggiore difficoltà il giurista non debba restare inerte ma deve intervenire, deve mettere al servizio della società la propria sensibilità giuridica, sollevando problemi, ponendosi domande e cercando di fornire soluzioni. Non darà certezze ma sicuramente aiuterà a comprendere ciò che accade in “questa Italia che sembra avere smarrito la propria anima”. Nella stessa direzione, e per tale ragione, ringrazio LeggiOggi perché giorno per giorno ci aiuta ad afferrare gli aspetti più salienti della quotidianità, ad intuire le soluzioni possibili ai problemi di tutti e a cogliere, perché no, le anomalie di questo Tempo. Auguri LeggiOggi
Chiara Molè: Auguri LeggiOggi! La crisi c’è, è vero, ma per fortuna ci sono anche progetti come questo quotidiano che proteggono la società dalla crisi della cultura e dell’informazione!;
Francesco Ciotti: “Rispondo volentieri al tuo invito e a quello del direttore che dibatte sull’Italia di oggi e sull’assenza del diritto. Penso anch’io che la questione morale sia oggi la questione centrale non solo dell’Italia ma
dell’Europa, e penso che la crisi del diritto e dell’economia sia conseguenza diretta della crisi morale che è crisi ideale dell’Europa. Questa crisi per l’Italia non è nuova, possiamo dire che è iniziata con la sua stessa Unità frutto di calcoli politici più che di volontà di popolo, e la stessa cosa può dirsi oggi per la supposta Unità Europea…”
Rodolfo Ranzani: Gent.mo Collega, anzitutto i miei migliori auguri a LeggiOggi, a Lei e a tutti i collaboratori per la preziosa attività di aggiornamento svolta nell’interesse degli operatori di Giustizia. Quanto alla Sua provocazione, il pessimismo della ragione invoglia tutti noi a gettare maschere e spugna: il periodo è uggioso e confuso; le cose più semplici ed ovvie, sono impossibili da realizzare; tutto è faticoso e purtroppo, spesso inutile. Rimane il Nostro Spirito, il Nostro Sentimento, o, più semplicemente, il Nostro Impegno. In proposito mi piace ricordare l’indimenticabile Indro Montanelli che riportò in un Suo articolo questa frase, attribuita a Guglielmo d’Orange, soprannominato il Taciturno: “Non è necessario sperare nella vittoria per combattere con Onore, quando la causa per cui si combatte è quella giusta”. Pertanto, con la convinzione di agire quotidianamente per la Giustizia, continueremo a dare il meglio; giorno per giorno. I miei migliori saluti.;
Da facebook ci scrive Marianna La Malfa: “Ho studiato Diritto Costituzionale a Messina -tanti anni fa…- con il Prof. Temistocle Martines e Diritto “Privato” col Prof Angelo Falzea. Sono parecchio destabilizzata , nonostante l’esperienza ,dall’abuso ormai istituzionalizzato dei Principi generali del Diritto .I concetti che ci hanno sostenuto come pilastri nella vita, nella professione, nello studio vengono trattati come Hashtag ,e degli hashtag hanno la relatività e la caducità e l’immanenza . Abbiamo assistito e assistiamo-impotenti-al continuo svilimento delle professioni intellettuali in nome di una scriteriata corsa alla omologazione..Caro Direttore Carmelo Giurdanella,amaramente ti dico che non lo so se serviamo ancora a questa Italia .Italia, di dolore ostello, nave sanza nocchiere in gran tempesta, non donna di province, ma bordello.”
Per leggere tutti i commenti vai all’articolo del nostro direttore
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