Insomma, se in precedenza si cercava di ripercorrere la stessa strada delle sigarette classiche, sulla spinta dei tabaccai risentiti del successo delle e-cig, in vendita ovunque tra farmacie, supermercati, negozi di elettrodomestici e persino edicole, ora si intraprende la via opposta: svapare in libertà, sembra questa la nuova linea prevalente, e possibilmente, a prezzi contenuti.
Addirittura, il dietrofront è arrivato tra le pieghe del decreto istruzione, convertito nei giorni scorsi dal Parlamento e pubblicato lunedì in Gazzetta Ufficiale. Un emendamento firmato dall’esponente Pdl e commissione Cultura della Camera, Giancarlo Galan. Si tratta di una modifica al decreto che conferma il divieto per il consumo di sigarette elettroniche nei locali scolastici, ma, al contempo, annulla le disposizioni contenute nel decreto lavoro della scorsa estate.
Dunque, non viene intaccato il principio smoke-free degli istituti scolastici nazionali, anche nelle aree all’aperto, ma da ora, per effetto della mini riforma, sarà possibile tornare ad aspirare il fumo nebulizzato sia nei bar che nei ristoranti, nei mezzi pubblici e, infine, nei cinema.
La controriforma, naturalmente, ha incontrato non poche bocciature, prima tra tutte il presidente della Lega italiana contro i tumori, Francesco Schittulli, che ha replicato alla nuova legge invocando il divieto almeno agli ospedali e alle strutture sanitarie.
Cauto anche il ministro della Salute Lorenzin, il quale ha ricordato come la battaglia del governo sia quella di “non vedere equiparate le sigarette elettroniche ai farmaci”.
Di ben altro avviso l’Anafe, sodalizio italiano per il fumo elettronico, che mette le mani avanti e chiede una revisione flash delle tasse che dovrebbero scattare il prossimo primo gennaio, con imposizione al 58,5% come per il tabacco classico: a questo proposito, la proposta dei rappresentanti dei rivenditori e-cig, è quella di ritenere congruo il 25% di imposta di consumo come punto di incontro tra le esigenze del fisco e le necessità di sviluppo del settore. Manca solo un mese all’entrata in vigore, ma è possibile che, anche in questi termini, interverrà la legge di stabilità 2014 con un emendamento ad hoc.
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