La clessidra del decreto 101, infatti, si esaurirà il prossimo mercoledì 30 ottobre: entro quella data, non solo dovrà arrivare l’ok da parte della Camera, ma il provvedimento dovrà ripassare anche l’esame del Senato per diventare effettivamente legge dello Stato.
Insomma, un vero e proprio tour de force, con una valanga di emendamenti che si sono abbattuti sulla versione del decreto arrivata a Montecitorio, che ha seguito di poche ore la presentazione della legge di stabilità 2014.
Proprio dopo l’arrivo della finanziaria rivolta ai prossimi tre anni, il decreto è andato incontro a un imprevisto stravolgimento, dovuto in primo luogo al blocco del turnover nelle pubbliche amministrazioni, disposto proprio dalla legge di stabilità.
Una previsione che stona e non poco con un testo, il 101, che pareva andare nella direzione inversa, verso il graduale ma immediato assorbimento delle graduatorie dei precari che avessero svolto almeno 3 anni di servizio negli ultimi cinque. Così, non c’è stata altra scelta per la maggioranza di correggere il decreto precari, allungando di ulteriori dodici mesi sia la validità delle “liste di attesa” del personale delle amministrazioni, sia la corsia preferenziale per gli atipici, i quali dovrebbero vedersi accordati il 50% dei posti messi a bando nei prossimi mesi. Per entrambe le misure, dunque, si è definito il rinvio al 2016 e non più al 2015 come da impostazione originaria.
Oggi pomeriggio, dovevano ancora passare all’analisi della Camera circa 180 emendamenti, lasciando, insomma, di fronte la previsione di tempi biblici per l’ok definitivo e con un margine sempre più ristretto per l’approvazione. La discussione stava assumendo i contorni di un’odissea, con passaggi a rilento e accuse incrociate di ostruzionismo.
Intanto, dal Senato arrivava l’annuncio che, nei prossimi giorni, verrà data priorità assoluta anche nelle stesure dei calendari al provvedimento salva precari: ma basterà? Con una mole simile di proposte ancora da esaminare, il decreto 101 sembra proprio incagliato alla Camera e rischia fortemente di mancare la conversione nei tempi previsti per legge.
Dunque, al governo non resta altra strada che porre la fiducia al provvedimento anche se i ministri, primo tra tutti il titolare della Funzione pubblica D’Alia, in questi giorni hanno cercato di scongiurare questa evenienza. Blindare il testo con un voto di fiducia rappresenterebbe, sì, una sconfitta politica per la maggioranza, ma al momento sembra l’unica via per mantenere le promesse fatte due mesi fa a decine di migliaia di precari, dalla scuola agli uffici amministrativi: lavoratori in bilico che, in queste ore, sperano in una fumata bianca per conoscere finalmente il proprio destino.
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