Il disegno di legge ha previsto per il 2014, infatti, sia il blocco della contrattazione collettiva per i dipendenti della pubblica amministrazione, che lo stop al turnover promesso precedentemente alle nuove misure sui precari.
Ora, il calderone della PA si vede recapitare, dunque, queste inattese novità che, calcolatrice alla mano, finiranno per pesare eccome sul portafogli dei lavoratori amministrativi, di insegnanti, toghe, camici e divise degli enti statali.
Si tratta, come i diretti interessati sanno bene, del quarto anno consecutivo in cui gli stipendi rimangono allo stesso livello di indicizzazione. Gli assegni riguardano occupati in ambiti svariati, come la scuola, l’esercito, i lavoratori delle Regioni, la magistratura e le strutture sanitarie.
Nel complesso, sono quasi 7 milioni i lavoratori coinvolti da questo ennesimo freno sull’aggiornamento delle buste paga degli pubblici i quali, così, sembrano i più bistrattati dalla legge di bilancio appena varata dal governo.
Se per i dipendenti del settore privato, infatti, si preannuncia un incremento delle mensililità quasi impercettibile a 14 euro in più in tasca, per gli statali ogni anno l’effetto della legge di stabilità si tradurrebbe in 4-5 mila euro lasciati chissà dove, rimasti fermi a seguito dello stop decretato dall’esecutivo sull’incremento del salario.
Si va da 2mila euro dei normali amministrativi degli enti governativi, fino ai circa 20mila che i dirigenti di Inps, Istat e altri enti affini si vedranno decurtati dallo stipendio, passando per i 7mila in media dei docenti universitari. Tutto ciò, senza contare la possibile ulteriore proroga del blocco stipendi al 2015 e 2016, gli altri due anni su cui la legge di stabilità avrà effetto non appena sarà diventata legge. ora, per gli statali, la speranza è che, in Parlamento, arrivino modifiche sostanziali alla loro situazione alquanto difficile.
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