Pochi giorni fa sono entrate in vigore le nuove norme sulla “tutela dell’incolumità pubblica dall’aggressione dei cani”.
Si tratta di norme transitorie che, nell’arco di 12 mesi, durata dell’ordinanza in oggetto, dovrebbero mettere ordine in una materia che a colpi di ordinanze, revocate e non, ha creato parecchio scompiglio per i proprietari di cani in attesa di ben più organici e corposi interventi in tema di legislazione “animale”.
Dopo l’infelice pubblicazione, nel 2006, della “lista delle razze pericolose” e l’ordinanza “Martini” del 2009 con la quale si ristabiliva un equilibrio tra l’esigenza della tutela pubblica e la gestione della popolazione canina italiana, affermando il principio che l’aggressività di un cane non dipende dall’appartenenza ad una razza ecco finalmente affermato il principio che il proprietario o il detentore è responsabile dei comportamenti del suo cane e che è la relazione cane-padrone a dare origine alla disfunzionalità che sfocia dell’aggressività del cane.
Passaggio non di poco conto perché consente di perseguire anche chi, scientemente, ometta di microcippare il proprio cane e di denunciarne il possesso presso la ASL; un modo per evitare che, anche in questo, caso “i furbetti” sfuggano alle loro responsabilità nei casi di aggressione a terzi.
L’ordinanza per la prima volta parla di responsabilità del proprietario-detentore del “benessere” e della “conduzione” del proprio cane , ponendo l’accento finalmente alla “relazione” che deve instaurarsi tra l’uomo ed il suo fedele compagno da oltre 50.000 anni.
Abbandonata la visione antropocentrica (io sono il padrone buono-il cane è pericoloso) si arriva finalmente a riconoscere che i comportamenti “aggressivi” del cane sono il frutto di comportamenti umani sbagliati e che per eliminare i primi occorre correggere i secondi.
La grande novità è la “formazione obbligatoria” e l’istituzione di “percorsi formativi” per cani e proprietari dopo il verificarsi di episodi di morsicature o aggressioni.
Nessun cane è aggressivo “per natura” ed ogni cane agisce d’istinto a seconda delle situazioni che vive e in relazione all’imprinting ricevuto nella suo rapporto con l’uomo.
I proprietari, pur in perfetta buona fede e sempre per inesperienza, spesso non si accorgono di porre in essere veri e propri comportamenti “abusanti” nei confronti del proprio cane.
Far dormire il cane nel proprio letto, a parte le implicazioni igieniche, significa ,dalla parte del cane, essere “al suo livello” ed eliminare la barriera gerarchica di cui il cane ha bisogno per sentirsi tranquillo, guidato dal suo “padrone”-capobranco.
Relegare un cane in giardino perché “c’è tanto spazio e può correre” evitando di portarlo in passeggiata, significa limitare pesantemente la sua vita di relazione che, per un cane, è fatta principalmente di odori che lo mettono in relazione con il mondo circostante.
Strattonarlo mentre sta annusando la pipì di chi è passato prima di lui davanti a quel palo equivale a strappare violentemente di mano l’ultimo numero di Topolino o la sigaretta, a seconda dei gusti, all’umano nel momento “solenne” dell’espletamento delle funzioni corporali mattutine…
Le norme dell’ordinanza del 6 agosto obbligano i proprietari ad essere loro i “responsabili” sia delle conseguenze civili e penali dei comportamenti del loro cane anche con l’obbligo della stipula di idonea polizza assicurativa ma soprattutto della relazione disfunzionale che ha prodotto l’evento morsicatura o aggressione.
E se, nella fase “patologica” diventa di vitale importanza avviare cani e padroni ai percorsi formativi, è invece indispensabile l’istituzione obbligatoria del patentino per tutti i proprietari di cani a prescindere dalla razza perché solo educando il padrone si può amare meglio il cane.
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