Queste sono le teorie del ministro dell’economia Saccomanni, ma non è da escludere che i partiti vogliano effettuare una riforma più strutturata dell’imposta sugli immobili, anche se come detto ciò che è chiaro al momento è la distanza fra le parti che hanno idee radicalmente opposte tanto per quanto riguarda gli aspetti concreti tanto per l’impostazione di fondo.
Pd e Scelta Civica, ad esempio, non vedono come priorità l’eliminazione del balzello sulla prima casa, almeno non ora. “se deve esserci un taglio delle imposte, la priorità deve andare alla riduzione della pressione fiscale sul lavoro e sulle imprese. Poi viene il resto”, è stata la linea spiegata da Enrico Zanetti, responsabile per la politica fiscale del partito di Mario Monti. Una condotta che incontra anche il favore del Pd, ma che è in forte contrasto con il Pdl. Il partito di Silvio Berlusconi, infatti, ha fatto dell’abolizione dell’Imu sulla prima il suo emblema e ora non può tirarsi indietro.
Salvare la prima casa per Pdl è un vero e proprio slogan che, come è noto, è stato impiegato in campagna elettorale e allo stato attuale delle cose non può essere rinegoziato, ad eccezione delle case extralusso (per esempio ville e castelli), su cui gli uomini del Cavaliere si sono detti disposti a cedere. C’è però una condizione da rispettare, ossia che per queste abitazioni si trovi una collocazione catastale ben definita e diversa da quella attuale.
L’esenzione proposta dal Pdl riguarda anche terreni e fabbricati funzionali all’attività agricola, mentre per gli immobili delle imprese l’aliquota deve essere ridotta allo 0,4 per mille, che diventa 0,5 per mille per le case in affitto. L’operazione, in teoria, dovrebbe valere circa 3,5 miliardi di euro, e per il 2014 il partito di Berlusconi sta valutando l’introduzione della Service tax che possa unire Imu e Tares. Infine, per coprire gli sgravi, il Pdl sta considerando nuovi taglia alla spesa, come quello delle agevolazioni fiscali per le società di investimento e i fondi immobiliari.
Il Pd, dal canto suo, ha recentemente cambiato opinione sull’Imu; infatti se fino a pochi giorni fa ipotizzava un aumento della franchigia sulla prima casa (da 200 a 600 euro) per esentare l’85% dei proprietari, ora sta valutando i parametri cui agganciare l’imposta. L’idea è quella di un doppio criterio legato sia al reddito del proprietario sia al valore dell’immobile: in pratica si prende in considerazione l’indicatore Isee, che misura la ricchezza, e l’indice dell’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate per il valore della casa. In attesa della riforma del catasto, prevista nell’arco di tre anni. L’operazione costerebbe 2 miliardi di euro, coperti mediante l’aumento grazie delle altre imposte sugli immobili nel 2014. In ogni caso, il Pd non vuole che il peso del Fisco immobiliare si riduca rispetto a quello attuale.
Infine c’è la proposta di Sc, che sta considerando una manovra più complessa che tiene in considerazione il nucleo familiare. Gli uomini di Monti propongono l’incremento della detrazione sulla prima casa (da 200 a 400 euro) e di quella per i figli a carico (da 50 a 100 euro). Inoltre, Sc vuole considerare prime case gli immobili concessi in comodato gratuito ai figli, quelli degli anziani nelle case di cura e quelli dei residenti all’estero. La manovra dei montiani costerebbe 2,2 miliardi di euro ed escluderebbe il 55% delle famiglie, il 75% di chi ha due figli.
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