L’obiettivo resta quello di arrivare ad una “service tax”, in puro stile anglo – sassone, per unificare in un’unica imposta le tasse su servizi, rifiuti e quella sugli immobili partendo dal pilastro fondamentale che debba essere gestita, a partire dal 2014, totalmente dai Comuni. Oltre a questa misura sarebbe opportuno prevedere una riduzione Imu anche per le imprese, come ha ricordato ieri il ministro per lo Sviluppo Economico Flavio Zanonato.
Dunque non sono certo poche le ipotesi in corso di valutazione da parte del Ministero dell’Economia che oltre alle soluzioni sta cercando anche le risorse necessarie per sostenere il “superamento dell’Imu attuale” come ha promesso venerdì scorso il premier Enrico Letta. Entro ferragosto sicuramente, addirittura è possibile che già entro la fine di luglio il Governo riveli definitivamente quali saranno le strategie da adottare in materia fiscale tenendo conto delle volontà che emergeranno dall’incontro del 18 luglio fra le due cabine di regia.
In tutto questo il Pdl, pur avendo raffreddato i toni, continua a chiedere insistentemente l’eliminazione dell’Imu sull’abitazione principale che resta una lama a doppio taglio perché se fosse attuata costringerebbe l’Esecutivo a trovare entro la fine dell’anno 4,8 miliardi di euro. Daniele Capezzone (pdl), presidente della commissione Finanze, ritiene invece percorribile questa via, ed è pronto a fornire 3 ipotesi di tagli alla spesa che permetterebbero un recupero di 800 miliardi di spesa nazionale, lo 0,7% che consentirebbe di garantire le risorse necessarie sia per cancellare l’Imu che per sterilizzare l’Iva.
Dario Franceschini, ministro per i rapporti con il Parlamento, invece, punta ad una soluzione diversa, ossia rimodulare il prelievo o cancellare l’acconto per il 2013 di modo che l’Imu venga meno per molti ma non per tutti. La rimodulazione del prelievo comporta l’aumento della franchigia a 600 euro, il che permette di sollevare dal pagamento dell’aliquota Imu l’80% dei contribuenti e qualora non si dovessero trovare le risorse il punto di caduta minimo sarebbe la cancellazione dell’acconto per il 2013, che corrisponde a pagare per l’anno in corso soltanto il 50% dell’imposta.
I tecnici stanno discutendo anche della possibilità di allargare il perimetro di quanti non hanno goduto dell’esenzione dal pagamento di giugno; immobili di pregio dislocati in aree particolari dei Comuni, come ad esempio i centri storici, che non oggi non rientrerebbero nelle categorie degli immobili di lusso A/1, A/8 e A/9 (signorili, ville e castelli).
La progressività del prelievo, tra l’altro, potrebbe passare anche per una revisione dei carichi familiari con un aggancio diretto alla situazione economica equivalente del contribuente, il più noto Isee. Ipotesi vivamente caldeggiata dal Pd e da Scelta Civica ma che presenterebbe non poche complicazioni per i calcoli dei contribuenti.
C’è poi anche una revisione dell’Imu pagata oggi delle aziende, anche in relazione alla nuova tassa rifiuti, per le imprese si cercano le risorse necessarie per riconoscere loro la deducibilità dell’Imu dal reddito d’impresa. Difficile che un ulteriore allargamento a una deducibilità dell’Irap, come vorrebbero le associazioni di categoria, possa essere accolto. Per imprese e cittadini entro la fine dell’anno c’è da risolvere anche il nodo Tares da cui lo Stato a dicembre conta di incassare un miliardo in più.
Una volta recuperate le risorse economiche e trovato l’accordo politico sulle modifiche del Fare, il Governo vorrebbe portare in Cdm a fine luglio un Ddl che definisca i principi del prelievo sugli immobili, come detto ispirandosi a un prelievo unico come la “service tax” o la più inglese “council tax” con un prelievo unico che comprenda sia le tasse sui servizi alle imposte sulla casa. Un ddl da affiancare alla riforma del catasto contenuta nella delega fiscale.
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