“I tagli lineari sono stati una scelta ‘violenta’” ha giustificato Lorenzin, oggi però, ha evidenziato il ministro, la sanità è pronta ad oltrepassare questa fase stagnante “recuperando risorse attraverso la programmazione“. Le possibili accumulazioni finanziarie, imprescindibili fonti di reinvestimento per l’intero sistema sanitario, non potranno essere realizzate esclusivamente attraverso l’attuazione di dispositivi come i costi standard o le centrali uniche di acquisto, bensì anche attraverso l’incentivazione della “prevenzione e la medicina di iniziativa perché -ha sottolineato Beatrice Lorenzin- una società avanzata deve pensare soprattutto alle persone sane, a non farle ammalare, in modo da ottenere risparmi a costo zero“. Passando in rassegna tutti gli step del processo di risanamento il ministro è tornata a rilevare l’importanza delle evoluzioni positive raggiunte negli ultimi anni.
“Non siamo all’anno zero del risanamento della sanità italiana, il fondo sanitario nazionale era andato fuori controllo e poche Regioni sarebbero rimaste in autosufficienza. Nonostante gli interventi, il fondo è esploso proprio nel momento in cui l’Italia e l’Europa entravano nel difficile periodo della crisi economica“. Oggi, invece, ha continuato il capo del Dicastero della Salute “siamo ancora in questa fase, ma molte Regioni in Piano di rientro ne stanno uscendo e ci stiamo avviando verso una fase di normalizzazione della tenuta dei conti pubblici“. “Formare una governance della sanità che sappia rivelarsi adeguata a questa sfida” rappresenta dunque per il ministro il traguardo “più complesso ed importante” da raggiungere. “La formula vincente – è stata l’indicazione prospettata da Lorenzin- è quella che pone al centro il territorio, la domiciliarizzazione dei pazienti, le gestioni dei post-acuti fuori dagli ospedali e una rete che tiene conto anche del volontariato“. In particolare, si sono distinte su questa direzione tre Regioni: Emilia Romagna, Lombardia e Veneto. Tutte e tre le aree infatti “hanno già promosso con successo questo modello, mantenendo insieme le esigenze economiche con quelle di salute dei cittadini. -ha ricordato il ministro- Questa è la sfida per rendere sostenibile il sistema da qui ai prossimi trent’anni”.
A margine dell’intervento, Lorenzin ha poi confermato: “Ho firmato il decreto per l’avvio della sperimentazione clinica del metodo Stamina” che utilizza cellule staminali con il protocollo messo a punto dal medico Davide Vannoni. “Il primo luglio saremo pronti a partire“, ha concluso il ministro. Spetterà ad un Comitato scientifico, composto da: Istituto superiore di sanità, Centro nazionale trapianti, Agenzia del farmaco, e vari esperti del settore, la decisione che stabilirà i criteri ed i particolari della sperimentazione. A sancirlo è proprio il decreto attuativo firmato dal ministro della Salute per l’avvio sperimentale.
Da quanto si apprende, sarà sempre il Comitato scientifico a dover stabilire per quali patologie sarà avviata la sperimentazione col metodo Stamina, quali dovranno essere i criteri per la scelta dei pazienti interessati e altresì quali saranno le modalità produttive delle cellule staminali. Lo stesso provvedimento che porta la firma del ministro Lorenzin non è altro che il decreto attuativo delle norme già approvate nel merito dal Parlamento. Lo scorso 15 maggio, infatti, la commissione Affari sociali della Camera ha detto sì ad un emendamento ‘cardine’ al decreto Balduzzi che, affrontando la complessa questione delle cure compassionevoli, ha dato il via libera alla sperimentazione di terapie avanzate a base di staminali mesenchimali, le stesse utilizzate appunto dal metodo promosso dalla Fondazione Stamina. Il beneplacito alla sperimentazione, oltre che dal ministero della Salute, è stato accordato da Agenzia del farmaco (Aifa), Istituto superiore di sanità (Iss) e Centro nazionale trapianti (Cnt). Unico riguardo: la sicurezza dei pazienti.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento