Css, sigaretta elettronica: “no nelle scuole e nei luoghi pubblici”

Redazione 05/06/13
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Il Consiglio Superiore di Sanità ha decretato: bisogna vietare la sigaretta elettronica nei luoghi pubblici, e in particolar modo nelle scuole, al pari della sigaretta “bionda” tradizionale. È questa la raccomandazione che avanza il Css in previdenza (precauzionale) dell’utilizzo delle “e-cig” da parte dei giovani, con particolare attenzione alle categorie a rischio come le donne in gravidanza. Il parere, che resta pur sempre non vincolante, si basa sulla “migliore evidenza scientifica”, sulla “protezione delle fasce deboli” e infine sulle “azioni del governo francese”. Oltralpe, infatti, Marisol Touraine, il ministro francese degli Affari sociali e Salute, nei giorni scorsi ha palesato l’obiettivo di interdire le sigarette elettroniche all’interno di caffè e ristoranti e, in ogni caso, nei confronti dei minori. L’intenzione che si profila è pertanto quella di intendere le “e-cig” alla pari del tabacco tradizionale, impedendone anche eventuali lanci pubblicitari. Il ministro Touraine ha così spiegato la propria posizione: “Non è un prodotto banale. Dobbiamo applicare le stesse misure imposte per il tabacco: fare in modo che non possa più essere fumata nei luoghi pubblici, che la vendita sia vietata ai minori di 16 anni e che non si possa pubblicizzare”.

Il parere improntato alla cautela, espresso dal Consiglio Superiore di Sanità, è stato prontamente trasmesso al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. “Bisogna dire che la sigaretta elettronica era partita come una moda e ora sta diventando un fenomeno di massa”, ha commentato il ministro, alla trasmissione radiofonica “Prima di tutto” di Radio 1. “Certo -ha proseguito Lorenzin- essa non è trattata come un dispositivo di tabacco, né come un farmaco, è uno strumento che può indurre dipendenza anche nella sua gestualità, per questo è stato vietato ai minori e nelle scuole. Sul contenuto di nicotina ancora le opinioni scientifiche non hanno espresso un parere definitivo, così come sugli effetti prodotti sulle persone che ne assumono. La nicotina crea dipendenza, pertanto se viene usata in modo compulsivo può creare danni anche maggiori del consumo di sigarette”. Il ministro della Salute è tornata a rimarcare l’importanza dell’”informazione corretta, la gente deve sapere con esattezza il contenuto e i rischi presenti nella sigaretta elettronica al pari di altri prodotti. La definizione di farmaco per la sigaretta elettronica sta un po’ stretta, anche perché se venisse considerata farmaco dovrebbe essere tolta dal mercato e venduta in farmacia”.

La raccomandazione rimane, in linea con le indicazioni fornite la settimana scorsa dall’Aifa, l’Agenzia Italiana del Farmaco, quella  “di esplicitare completamente il contenuto presente nelle sigarette elettroniche e oggi come oggi, è fondamentale la conoscenza e la consapevolezza di ciò che si consuma. La pubblicità, pertanto, non deve tratte in inganno. Noi dovremo stare molto attenti a non far rientrare dalla finestra quello che esce dalla porta: come ministero della Salute siamo in prima linea nella lotta al tabagismo, ricordiamo che il fumo è la prima causa di morte nel mondo e anche in Italia, e la lotta contro il fumo deve essere forte, senza se e senza ma“. Il ministro Lorenzin, annunciando di voler attendere il pronunciamento del Css prima di prendere decisioni specifiche in tema di sigarette elettroniche, pare dunque ora aderire integralmente alle direttive indicate dal Consiglio, rispecchianti appieno la logica della precauzione e dell’equilibrio. I minori che fumano “stanno aumentando, –ha ribadito il ministro- anche nei plessi scolastici, è un brutto esempio vedere gli insegnanti che fumano. Stiamo lavorando a una direttiva tabacco, e vedremo di armonizzare il parere del Consiglio Superiore di Sanità con un provvedimento legislativo”. Intanto gli esperti dell’organo consultivo del Ministero, chiamati a pronunciarsi, hanno voluto avvalersi del contributo dell’Agenzia del Farmaco e delle rappresentanze delle industrie. Valutate, poi, anche le motivazioni alla base del segnale di arresto francese alle sigarette elettroniche nei luoghi pubblici, il parere degli esperti è risultato così chiaro e categorico.

Il Css ha ritenuto che “non vi siano, allo stato delle conoscenze, sufficienti evidenze per far rientrare le sigarette elettroniche tra i medicinali ‘per funzione’ e ha presentato al ministero la necessità di “costituire un tavolo permanente ove far convogliare le diverse fonti di dati e osservatori“. Inoltre, da come si apprende in una nota del ministero, la raccomandazione si è anche allargata alla progettazione di “iniziative informative sui potenziali pericoli legati all’uso di questi strumenti” e alla promozione di “attività di ricerca e studio sui vari aspetti della problematica“. Il Consiglio ha poi rimarcato il divieto di vendita ai minori di 18 anni di sigarette elettroniche contenenti nicotina; ha inoltre segnalato alcune prescrizioni in merito all’etichettatura e alle informazioni da dare al cittadino, sia per le sigarette elettroniche che per le cartucce di ricarica, e infine ha parlato della predisposizione di un possibile monitoraggio di eventuali sovradosaggi da nicotina attraverso gli interventi da effettuarsi tramite le strutture di Pronto Soccorso del Sistema sanitario nazionale. Di non poco conto anche le segnalazioni, sovra citate, riguardo l’inopportunità dell’utilizzo delle “e-cig” da parte delle donne in gravidanza o in allattamento; il divieto di usufruizione all’interno degli edifici scolastici; la regolamentazione della promozione pubblicitaria e la necessità che le ricariche siano dotate di un’apposita “chiusura di sicurezza a prova di bambino“. Il Consiglio si è però riservato la facoltà di portare a riesame la delicata questione “non appena si rendano disponibili a livello nazionale e internazionale nuovi e rilevanti elementi”.

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