Per coloro che rientrano nel terzo ed ultimo contingente di salvaguardati, sono previsti 120 giorni di tempo per presentare le rispettive domande di tutela, e cioè fino al 25 settembre prossimo. Oltre ai soggetti che pur perseguendo l’attività lavorativa fino al 30 settembre 2012 sono stati messi in mobilità ordinaria o in deroga in virtù di accordi stipulati entro il 31 dicembre 2011, le restanti categorie interessate dalla terza chance sono:
– i lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria del versamento dei contributi entro il 4 dicembre 2011, avendo almeno un contributo accreditato o accreditabile entro il 6 dicembre del medesimo anno;
– i lavoratori che hanno cessato il rapporto di lavoro entro il 30 giugno 2013, in seguito ad accordi d’incentivo all’esodo sottoscritti prima del 31 dicembre 2011;
– e infine gli individui a cui è stata acconsentita l’autorizzazione al versamento volontario dei contributi e che sono stati collocati in mobilità entro il 4 dicembre 2011, ma che tuttavia sono tenuti ad attendere il termine del periodo di mobilità per effettuare i primi versamenti.
Al fine di accedere a questo scaglione di salvaguardati, è inoltre necessario soddisfare un altro basilare requisito. Tutte le quattro categorie di lavoratori coinvolti dall’ultimo provvedimento devono, oltre che maturare il diritto alla pensione attraverso la regolamentazione previgente la riforma Fornero durante il periodo di mobilità, in ogni caso sempre antecedentemente al 31 dicembre 2014, presentare domanda di accesso alla pensione (all’Inps o alle Dtl, Direzioni territoriali del lavoro) con i requisiti previgenti la riforma previdenziale entro il 25 settembre, rendendo quindi altamente improbabile che l’intera operazione si concluda entro l’anno. Il governo, però, anticipa che entro il 2017 sono in arrivo altri 150/200mila esodati, e cioè quei lavoratori anziani che, a fronte dell’eventuale perdita del lavoro, difficilmente saranno facilitati nel reinserimento occupazionale. Per sciogliere il problema, l’esecutivo Letta potrebbe, in maniera integrale o soltanto parziale, accogliere la proposta di riforma previdenziale presentata dal deputato del Pd, Cesare Damiano, durante la scorsa legislatura, che concede il conseguimento della pensione a 62 anni (e non a 66 come stabilito dalla legge Fornero) seppur comportando alcune penalizzazioni sull’assegno maturato, è infatti correlato un taglio che arriva fino all’8% dell’importo. Per questi lavoratori, le speranze rimangono oggi aggrappate alle dichiarazioni del ministro del Lavoro, Enrico Giovannini, che rimane fermamente convinto della necessità di ‘flessibilizzare’ la riforma previdenziale Fornero. Se si tratti o meno di una soluzione conclusiva, capace realmente di cancellare tutto il parterre dei potenziali esodati, ancora però non è dato sapere.
L’esercito di persone fino ad ora tutelate per legge, per le quali il pensionamento arriverà prima della fine del 2014, sono poco più di 130mila, ripartite in tre distinti scaglioni. La ‘salvezza’ per la prima tranche di circa 62mila lavoratori è già definitivamente certa. Per quanto riguarda invece la seconda tornata di 55mila esodati sono state appena presentate le richieste di tutela all’Inps, mentre gli ultimi 10mila lavoratori potranno farlo nei prossimi mesi. Il dilemma degli esodati, tuttavia, sembra ancora inconcluso dal momento che, stando alle stime più confermate, entro la fine del 2017, come già anticipato, si attendono gli altri 200mila italiani, anagraficamente tutti sulla sessantina, che corrono il rischio di rimanere senza un impiego e senza un assegno pensionistico. Sinteticamente, il quadro riassuntivo dei tre interventi di salvaguardia varati fino ad ora si presenta così:
Tra i 62mila esodati del primo scaglione, che hanno terminato le pratiche e ricevuto risposta dall’Inps, poco più di 7.200 individui percepiscono già la pensione. Le categorie ivi incluse riguardano:
– 26.181 lavoratori in mobilità ordinaria;
– 17.143 titolari di prestazione straordinaria;
– 7.960 prosecutori volontari del versamento dei contributi;
– 3.888 lavoratori cessati in base ad accordi individuali o collettivi di incentivo all’esodo;
– 2.565 lavoratori in mobilità lunga;
– 1.226 lavoratori pubblici esonerati dal servizio;
– 87 lavoratori in congedo per assistere figli disabili gravi.
Riguardo poi alla seconda ondata comprensiva dei 55mila lavoratori che hanno presentato le domande di tutela a maggio (avendo tempo sino al 21), le categorie interessate sono:
– 40mila lavoratori che hanno firmato un accordo per mettersi in mobilità o per ottenere la cassa integrazione straordinaria entro la fine del 2011 anche se, alla data del 4 dicembre e cioè prima della riforma Fornero, l’ammortizzatore sociale non era stato attivato;
– 7.400 lavoratori che, entro il 4 dicembre, hanno ricevuto l’autorizzazione alla prosecuzione volontaria dei contributi e che maturano il diritto al pensionamento, tramite con le regole pre-riforma, entro il 31 dicembre 2014;
– 6mila lavoratori che hanno stipulato degli accordi, collettivi o individuali, per ottenere la mobilità secondo le disposizioni della legge n.14 del 2012 (cosiddetto decreto milleproroghe);
– 1.600 esodati a carico dei Fondi di Solidarietà.
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