Continua dunque a crescere il dibattito attorno al nuovo fenomeno delle e-cig, le “bionde” – si suppone – senza sostanze nocive che stanno spopolando tra i fumatori incapaci di rinunciare una volta per tutte al viziaccio.
La proposta di correzione al decreto di sblocco dei pagamenti della PA reca la doppia firma dei due schieramenti di centrodestra e centrosinistra, sui nomi di Alberto Giorgetti (Pdl) e Ugo Sposetti (Pd), i quali si sono fatti portavoce del pressing dei tabaccai. Questi, non a caso, temono di vedere i propri incassi colare a picco a seguito della diffusione generalizzata delle sigarette hi-tech, reperibili nei negozi di elettronica così come nelle farmacie.
Ora, invece, secondo l’emendamento presentato al decreto sblocca pagamenti, l’ipotesi è quella di aprire la strada al monopolio di Stato, come per i tabacchi veri e propri, con tanto di tassazione ad hoc. Se il ritocco legislativo dovesse passare, infatti, le sigarette elettroniche potrebbero essere acquistate sullo dagli scaffali delle tabacchierie, che si ritroverebbero dunque a gestire il business come avviene con i pacchetti delle classiche bionde.
A rendere nota la presentazione dell’emendamento contro la vendita libera delle sigarette elettroniche è stata l’azienda di produzione Ovale, che reclama sì “una regolamentazione in maniera ragionata e partecipata”, ma purché si rinunci all’obiettivo di bloccare un settore appena nato e che sta riuscendo a imporsi sul mercato e sulle abitudini dei cittadini, nonché – sostengono i fautori delle sigarette elettroniche – anche in termini di salute.
In realtà, il beneficio in termini di salute della popolazione resta ancora tutto da dimostrare, mentre, per il portafoglio, gli effetti piacevoli sono già sotto gli occhi dei consumatori più accaniti: se, infatti, un fumatore medio spende all’incirca 1500 euro annui dal tabaccaio, per chi ha scelto la sigaretta tecnologica, l’esborso per soddisfare il proprio bisogno di nicotina scende a meno di 500 per il primo anno, crollando sotto i 300 nei successivi, poiché non è più necessario comprare l’hardware.
Insomma, una moda che, se davvero coinvolgesse i fumatori su larga scala, potrebbe davvero mettere in pericolo la vendita delle bionde su cui vige il monopolio statale e su cui si basa l’attività di migliaia di esercizi commerciali.
Per questa ragione, dunque, i gestori delle tabaccherie hanno richiesto, per bocca dei propri rappresentanti sociali, di porre un freno alla vendita selvaggia delle sigarette elettorniche, e di rendere i loro associati protagonisti di questa rivoluzione che si sta imponendo nel mondo dei fumatori indefessi.
“Non è giusto che gli ‘svapatori’ debbano sentirsi in colpa perché lo Stato guadagna meno. Non è giusto che le aziende debbano sentirsi in colpa, quando hanno creato reddito e lavoro”
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