Ieri, il parlamento francese ha formalmente chiuso la partita: l’Assemblea nazionale ha pronunciato il definitivo sì alla legge sulle nozze e sull’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso. La proposta, ora diventata legge, è passata con 331 voti a favore e 225 contrari. Prima della promulgazione istituzionale, il presidente François Hollande dovrà attendere però il verdetto del Consiglio costituzionale, a cui ha fatto appello l’’Ump, il principale partito dell’opposizione di centrodestra, in vista del sollevamento di presunte eccezioni d’incostituzionalità. Il leader dei deputati Christian Jacob ha fatto sapere che l’impugnazione verterà su “alcuni punti procedurali” (e “naturalmente sulla base del provvedimento”), come la paternità, l’adozione, la discriminazione sull’accesso alle origini, i contorni dei principi di legge sulla bioetica e il diritto al lavoro presente nell’articolo 16 della legge che blocca ogni sanzione o licenziamento contro un impiegato che, in ragione del rispettivo orientamento sessuale, rifiuti il trasferimento in un Paese che discrimina gli omosessuali.
In realtà, già nel 2011, i saggi avevano delegato la questione al legislatore, chiamandosi fuori da una tematica, a detta loro, completamente fuori dalla rispettiva portata. Si attende il verdetto tra circa un mese, nel mentre i matrimoni gay, con ogni probabilità, potranno essere celebrati già a partire da inizio estate. “È un momento storico” ha commento l’approvazione il ministro della Giustizia, Christiane Taubira, la quale, già antecedentemente all’esito del voto, aveva auspicato le celebrazioni dei primi matrimoni fin dalle prime settimane di giugno. “Crediamo che le prime nozze saranno una cosa bella e porteranno un vento di gioia e che coloro i quali oggi vi si oppongono saranno disorientati quando verranno sopraffatti dalla felicità dei neosposi e delle famiglie”, ha confermato Taubira. La ‘normalizzazione’ normativa delle unioni tra persone dello stesso sesso, probabilmente, arriva a costituire la più risonante decisione fino ad ora varata dal governo Hollande.
L’approvazione non rappresenta soltanto il mantenimento di una promessa ribadita a più riprese in campagna elettorale, bensì diventa un’icona simbolo di un’evoluzione legislativa, e culturale naturale, all’interno di un Paese che già nel 1999 aveva pienamente legittimato le unioni omosessuali civili. All’interno del pacchetto di misure varato dall’Eliseo, con specifico riferimento al disciplinamento della libertà di matrimonio tra persone dello stesso sesso, interverrà il nuovo articolo 143 del codice civile. “Il matrimonio -si apprende dal testo- è contratto tra due persone di sesso opposto o dello stesso sesso”. Gli assetti che ne derivano, come il fattore anagrafico degli sposi o precisi impedimenti di varia natura, permangono gli stessi della precedente legislazione. Una levata di fischi mista ad applausi ha accolto l’annuncio assembleare, mentre qualche istante prima dalla tribuna del pubblico erano stati espulsi alcuni oppositori.
Maggiore scalpore ha suscitato, in particolare, il consecutivo punto chiave della legge, ossia la possibilità per le coppie gay di adottare bambini. Secondo le frange oppositive alle nozze gay, la Francia infatti non sarebbe pronta per la legalizzazione delle adozioni da parte di genitori dello stesso sesso e i sondaggi nazionali rivelano una netta spaccatura sulla questione. Migliaia sono stati gli agenti mobilitati per presidiare la zona dell’Assemblea nazionale, centinaia le persone affiliate ai movimenti cattolici che si sono riversate nelle principali piazze delle capitale francese per contestare l’approvazione. Parallelamente, però, nel Paese si sono registrati anche diversi cortei contro l’omofobia. Lunedì, il presidente socialista dell’Assemblea nazionale, Claude Bartolone, ha ricevuto una busta contenente polvere da sparo. In tarda serata la tensione si è tramutata in concreti, seppur limitati, disordini causati da poche decine di manifestanti contrari alla legge, armate con bastoni e mazze di ferro. E sono già tante, in proposito, le voci avverse che hanno richiesto l’indizione di un referendum. Lo stesso Hollande, però non lo vuole e la costituzione pare dargli ragione non prevedendo il giudizio popolare per trattare una tematica di carattere sociale.
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