Si tratta, fuori dai tecnicismi, delle nuove soglie di risarcimento per le lesioni alle persone derivanti anche da incidenti stradali, ma anche, ad esempio, per casi di malasanità. Una misura nata con l’intento di ridurre i costi, ma che gli avvocati condannano già senza appello prima ancora di vederla all’opera. Secondo il mondo forense, infatti, il testo prossimo all’approvazione consentirebbe alle assicurazioni di realizzare affari d’oro. Vediamo perché.
Il Dpr si propone come finalità ultima quella di stabilire senza fraintendimenti “in maniera univoca ai fini del risarcimento in sede assicurativa Rc-auto i valori economici e medico legali per la valutazione del danno alla persona derivante da lesioni che abbiani determinato invalidità e di quelle colmerete tra 9 e 100 punti”.
Tra i punti messi nero su bianco dal decreto, in aggiunta, viene specificato come ogni discriminazione tra territori diversi deve essere eliminata, riuscendo a calmierare l’esborso che grava sulle imprese assicuratrici. Tutto ciò, al fine di conoscere entità e progressività degli eventuali aumenti seguiti a un sinistro.
Tutto bene? Non proprio, secondo i professionisti del foro, i quali rivendicano che anche su base nazionale si applichi il modello scaturito dal Tribunale di Milano proprio pochi giorni or sono, che la Cassazione ha già adottato come vigenti in tutta Italia, dove l’ammontare del risarcimento è esplicitato in base al danno procurato anche a livello morale.
La strada intrapresa dal governo, invece, è a parere degli avvocati dannosa per gli automobilisti in primis, poiché, nel malaugurato caso di un danno permanente, viene ridotta del 50% la somma corrisposta. L’esempio riportato dall’Oua, non a caso, parla di un 35enne con invalidità del 50%, che oggi vedrebbe accordato un massimale di 480mila euro, mentre nelle condizioni poste dal nuovo Dpr finirebbe col riceverne non oltre 220mila, cioè meno della metà.
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