Per il momento, l’alibi avanzato da quest’ultimo risulta solido: la notte del delitto, infatti, stando alle indiscrezioni diffuse in questi giorni, Menenti, dimessosi soltanto ieri, sarebbe rimasto ricoverato in ospedale proprio a causa delle lesioni riportate nel litigio avuto con Polizzi. La prognosi di Valerio Menenti per le botte ricevute da Alessandro davanti a una discoteca era fissata a 30 giorni. “Alessandro l’ha picchiato perché Valerio aveva dato una sberla a mia figlia. -ha così giustificato il gesto del giovane ucciso, Massimo Tosti, il padre della fidanzata– La loro storia, durata 6-7 mesi, era finita proprio perché lui era violento”. Nella discussione pare che fosse intervenuto anche Riccardo Menenti, il padre di Valerio. Lo stesso Menenti, per questo motivo, ha subito gli interrogatori degli agenti della Squadra Mobile di Perugia, guidata da Marco Chiacchiera. Padre e figlio sono stati poi sottoposti al test dello Stub, l’analisi che attesta e certifica la presenza di nitrati, possibili residui di uso di polvere da sparo, sulle mani e sui vestiti onde comprovare l’utilizzo dell’arma da fuoco da parte dei due sospettati. “Esami di rito -li ha definiti la madre di Valerio- la polizia sta solo facendo il suo lavoro. E poi non è vero che mio figlio perseguitava Julia. Anzi, era lei la gelosa, non lui. Ed è stato Alessandro a picchiare mio figlio, tre volte: tant’è vero che Valerio ha sporto due denunce”, ha concluso la donna.
E’ comunque doveroso ricordare che lo Stub, così come il precursore “guanto di paraffina“, è utile sì nel rilevamento dei nitrati, tuttavia, in caso di positività, non attesta in termini assoluti l’utilizzo dell’arma da parte del soggetto sospettato. Tracce di nitrati infatti possono derivare anche da diverse tipologie di sorgenti, come ad esempio i nitrati utilizzati in agricoltura o quelli provenienti dallo sviluppo di pellicole fotografiche. La polizia scientifica ha poi passato al setaccio le abitazioni di Ponte San Giovanni, dove vive il 26enne, e quella di Frontignano dove attualmente abita il padre. Julia Tosti nel frattempo è stata dimessa dall’ospedale di Perugia in vista del trasferimento in sede riservata. La ragazza, infatti, in seguito alla sparatoria, avendo riscontrato ferite ad una mano, è stata costretta a sottoporsi ad un intervento chirurgico per l’estrazione del proiettile. “Sono sconvolta per quello che è accaduto, ma ho piena fiducia negli inquirenti”, ha confermato la fidanzata della vittima. “Julia -ha rimarcato il legale Luca Maori– è particolarmente scossa e per questo ha deciso che non rilascerà più alcuna dichiarazione”.
Questa mattina l’avvocato Maori, delegato all’assistenza della famiglia, si è recato in ospedale per curare i dettagli del trasferimento della ragazza. “Julia sta fisicamente bene -ha comunicato Maori alla stampa- ma è psicologicamente distrutta. Confidiamo nel lavoro degli inquirenti perché il caso venga risolto al più presto. Apprezziamo particolarmente il riserbo assoluto nel quale stanno lavorando”. Le indagini della squadra mobile della questura sono infatti in pieno svolgimento per cercare tempestivamente di porre luce sull’omicidio del giovane e sul ferimento della fidanzata. L’omicidio, avendo avuto luogo a notte inoltrata, sembra far scaturire una ricostruzione fattuale che al momento rimane ancora aleatoria. Intorno alle 3 del mattino, una persona di sesso maschile, non identificabile per via del volto coperto da un passamontagna, avrebbe fatto incursione nell’appartamento al terzo piano dello stabile di via Ricci. Sorpresi i due fidanzati in camera da letto, l’omicida ha sparato diversi proiettili, uno dei quali ha trafitto Alessandro, uccidendolo sul colpo. Nulla è trapelato dalla testimonianza di Julia Tosti, tuttavia pare che il fidanzato sia stato colpito durante il rispettivo tentativo di reagire all’agguato, facendo così sfuggire la pistola dalle mani dell’assassino che poi è scappato. L’arma ritrovata tuttavia, figurando un modello particolarmente datato, non consente indizi schiaccianti per poter risalire al proprietario.
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