Patrick O’Malley. Arcivescovo di Boston e cardinale dal 2006, è un membro dei frati Cappuccini. Statunitense con origini irlandesi, è nato il 29 giugno 1944 a Lakewood, in Ohio. E’ entrato a dodici anni nel seminario St. Fidelis, a Herman, unendosi agli studenti desiderosi di far parte dell’ordine francescano. Patrick O’Malley ha preso i voti nel 1965, a 21 anni, entrando nell’Ordine dei frati minori cappuccini e prendendo il nome irlandese di Seán in onore di San Giovanni apostolo e della sua terra d’origine. Ordinato diacono presso l’isola di Pasqua, è stato ordinato prete a 26 anni, nel 1970. Laureatosi in lingua e letteratura spagnola e portoghese, è stato un sacerdote molto operoso durante gli anni ’70 con la comunità di immigrati latinoamericani nell’area di Washington D.C.. Nominato vicario vescovile per le comunità portoghesi, haitiane e ispaniche nel 1978, è stato elevato a vescovo nel 1984 da Giovanni Paolo II. Durante la sua attività vescovile nelle Isole vergini, nei Caraibi, si è curato principalmente dei senzatetto e dei malati di Aids. Nel 1992, a seguito dello scandalo nella diocesi di Fall River, dove padre Jamer Porter fu arrestato confessando molestie sessuali nei confronti di più di 100 bambini, Seán O’Malley ha ricevuto la nomina vescovile nella diocesi perseguendo una politica di tolleranza zero verso gli abusi sessuali. Nel 2003 è stato nominato arcivescovo di Boston, e nel 2006 è stato elevato da Benedetto XVI al ruolo di cardinale. Nello stesso anno O’Malley è il primo cardinale ad aprire un blog personale in rete.
Pro e contro per la sua elezione: Seán O’Malley è l’unico cappuccino presente nel collegio cardinalizio, ed ha a suo favore la giovane età, la vicinanza al mondo cattolico latinoamericano, l’essere considerato uno dei profili dal piglio più deciso e capace, impegnato nello sradicare le profonde radici della pedofilia e delle molestie all’interno delle diocesi statunitensi. Ciò nonostante l’appartenenza a un mondo, quello del clero nordamericano, molto distante dalla Curia romana e dal versante cattolico europeo, che esprime tra l’altro la maggioranza dei cardinali, potrebbe rivelarsi anche un elemento di sfavore.
Timothy Micheal Dolan. Presidente della Conferenza episcopale Usa e arcivescovo di New York, ha frequentato il Cardinal Glennon College e il Pontificio Collegio Americano del Nord a Roma, ottenendo il master in filosofia. Il 19 giugno 1976 fu ordinato sacerdote del clero di Saint Louis dall’allora vescovo ausiliare di Indianapolis, Edward Thomas O’Meara. Ha svolto mansioni di vice parroco in alcune parrocchie della propria diocesi, collaboratore presso la Nunziatura apostolica negli Stati Uniti ed è stato rettore del Pontificio Collegio Americano del Nord di Roma. Il 19 giungno 2001 è stato nominato vescovo ausiliare di Saint Louis, con il titolo di Natchez; ricevette la consacrazione episcopale il 15 agosto 2001 per le mani del cardinale arcivescovo di Saint Louis, Justin Francis Rigali. Il 25 giugno 2001 è stato nominato arcivescovo di Milwaukee e dal 28 settembre 2007 al 9 luglio 2008 è stato anche amministratore apostolico di Green Bay. Il 23 febbraio 2009 Papa Benedetto XVI lo ha nominato arcivescovo di New York, subentrando al cardinale Edward Micheal Egan, dimessosi per il raggiungimento dei limiti anagrafici. Nel 2010 viene eletto dai vescovi statunitensi alla presidenza della Conferenza Episcopale. Papa Benedetto XVI nel concistoro del 18 febbraio 2012 lo ha nominato cardinale del titolo di Nostra Signoria di Guadalupe a Monte Mario. Dolan negli Stati Uniti conduce la squadra dei vescovi ‘risolutivi’ che hanno contribuito a riportare in auge la Chiesa cattolica oltre oceano, dopo anni di subordinazione e vicende indecorose
Pro e contro per la sua elezione: Nei confronti dell’ arcivescovo di New York si è mosso attivamente il cardinale di Chicago Francis George, suo predecessore alla guida dei vescovi del Paese, un vero e proprio ‘Pope-maker’ all’interno della compagine USA. Per molti Timothy Dolan sarebbe il superamento della “ineleggibilità” di un cardinale “yankee”, comportando consecutivamente la radicale revisione della Curia romana, e restando a titolo legittimo uno dei pochi in grado di riportare alla dirigenza episcopale cattolica quel “vigore sia del corpo che dell’animo” che lo stesso Joseph Ratzinger ha ammesso di aver perduto. La scelta di un comunicatore abile ed estroverso quanto Dolan, inoltre, potrebbe costituire un aggiuntivo elemento di convalida alla rispettiva nomina. Il credo ‘energico’ di Dolan potrebbe comunque rischiare di contrastare con gli schieramenti episcopali che da sempre hanno manifestato opposizione al magistero di Benedetto XVI.
Odilo Pedro Scherer. Figlio di emigrati tedeschi, è nato a Cerro Largo in Brasile. Dopo aver studiato in seminario a Cutiriba, è stato ordinato prete nel 1976. Ha insegnato teologia e si è occupato della direzione del seminario di Cascavel. Ha approfondito gli studi teologici, inizialmente, presso la brasiliana Pontificia Università Cattolica di Paraná, e successivamente in Italia, alla Pontificia Università Gregoriana, dove ha ottenuto il dottorato in Teologia sacra nel 1991. Dal 1994 è inserito nella Congregazione per i vescovi della Curia romana, mentre nel 2001 è nominato vescovo ausiliario di San Paolo del Brasile. Segretario generale della conferenza episcopale brasiliana, nel 2007 è stato nominato da Benedetto XVI arcivescovo di San Paolo e cardinale. Nel 2008 è membro della Congregazione per il clero.
Pro e contro per la sua elezione: Il cardinale Scherer rappresenta un fronte, quello sudamericano, che è tra i più numerosi dell’ecumene cattolico. Fortemente anti-aborto, si mostra molto critico nei confronti della teologia della liberazione di ispirazione socialista. Scherer sostiene la necessità di restituire nuovo impulso all’evangelizzazione cristiana nel mondo. Sono diversi, tuttavia quelli che paventano la sua designazione come l’affermazione di un missionariato tradizionalista, austero e contrario agli interessi ecclesiastici e di propagazione della fede.
Angelo Scola. Arcivescovo di Milano, Angelo Scola è nato il 7 novembre 1941 a Malgrate, in provincia di Lecco. Frequentando il liceo Manzoni nel capoluogo, già giovane attivista dell’Azione Cattolica, incontra don Luigi Giussani, figura guida per il suo futuro. Dopo aver iniziato gli studi in ingegneria, ritiene di variare il percorso di vita iscrivendosi alla facoltà di filosofia all’università Cattolica di Milano. Laureatosi nel 1967, viene nominato presidente milanese della Federazione Universitaria Cattolici Italiani, la Fuci. Nello stesso periodo si avvicina al nascente gruppo di Comunione e Liberazione. Al termine degli studi decide di prendere i voti, ottenuti nel 1970. Molto attivo nel mondo di CL, Scola ottiene il dottorato in Teologia e insegna all’università Lateranense, mentre è chiamato come consultore presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, l’ex Sant’Uffizio, dove vi permane fino alla nomina a vescovo di Grosseto. Nel 1995 è nominato rettore della Pontificia Università Lateranense, e nel 2002 patriarca di Venezia. L’anno successivo, nel 2003, riceve la nomina di cardinale da Giovanni Paolo II.
Pro e contro per la sua elezione: Angelo Scola è visto come papabile da molti: la recente elezione che l’ha portato da patriarca di Venezia ad arcivescovo di Milano ne sarebbe la conferma. Tuttavia Scola, per la stretta vicinanza a Don Giussani e al movimento di Comunione e Liberazione, se da un lato può contare per questo su di un largo seguito, dall’altro proprio l’affiliazione a CL comporta l’avversità di diversi nomi all’interno del Conclave. Una delle lettere di Vatileaks pubblicate da Gianluigi Nuzzi nel libro “scandalo” riferisce di un presunto complotto messo in atto per “eliminare” Ratzinger entro la metà del 2013 e porvi come sostituto lo stesso Scola. Non è cosa certa se il complotto sia mai stato effettivo, ma il fatto stesso che alcuni cardinali lo ritengano ammissibile è indicativo di un sentore di diffidenza da parte dei porporati non italiani verso la posizione di rilievo rivestita da Scola nella Chiesa di Roma.
Marc Ouellet. Nato nel 1944 a La Motte, nel Québec canadese, ha studiato al seminario di Montréal, dove ha conseguito la laurea in teologia nel 1968. Il 25 maggio di quell’anno è stato ordinato sacerdote, e poco dopo, nel 1970, è stato trasferito in Colombia per insegnare teologia a Bogotà. Dopo la parentesi romana nella quale si è laureato in filosofia alla Pontificia Università San Tommaso d’Aquino, è tornato in Colombia come direttore del seminario dove insegnava per essere poi trasferito, con le medesime funzioni di direttore, in Québec nel 1976. Ha approfondito gli studi teologici ottenendo nel 1983 un dottorato in teologia dogmatica alla Pontificia Università Gregoriana, tornando poi in Colombia dove è divenuto direttore del seminario di Manizales. Tornato in Canada nel 1990 in qualità di rettore del seminario di Montréal, dal 1996 è ordinario di teologia dogmatica alla Pontificia Università Lateranense di Roma. Proclamato nel 2001 vescovo titolare di Agropoli, nel 2002 è stato eletto arcivescovo di Québec e primate del Canada. Nel 2003 infine è stato fatto cardinale nel concistoro del 21 ottobre.
Pro e contro per la sua elezione: Se da una parte è considerato un teologo di fama, poliglotta e plurilingue (parla correntemente francese, inglese, spagnolo, portoghese, italiano e tedesco), dall’altra Marc Ouellet rappresenta anche uno dei più capaci difensori delle fede e della dottrina cattolica tra le fila della gerarchia religiosa canadese. Può definirsi a ragione un moderato che ha appoggiato il ritorno all’adorazione eucaristica e la reintroduzione del canto gregoriano. A suo sfavore però peserebbe la condanna subita nel 2009 dal fratello Paul Ouellet, condannato a 15 mesi di libertà vigilata per pedofilia, reo confesso di aver tentato di abusare di due ragazzine di 13 e 15 anni. La vicenda, destando scalpore in Canada, ha creato non poche difficoltà per Marc Ouellet il quale ha subìto gravi recriminazioni per aver sostenuto, solo due settimane dopo la condanna, che tra il fratello e le due ragazzine vi fosse “un amore consenziente”. Marc Ouellet non cela la sua criticità anche verso il Concilio Vaticano II, e ha dichiarato di respingere su tutti i fronti l’idea che “il senso della missione” venga “rimpiazzato dall’idea del dialogo con le altre fedi” sostituendosi al tentativo invece promosso da Ouellet di “ portare loro i vangeli e di convertire”.
Peter Kodwo Appiah Turkson. Nato in Ghana quando era ancora una colonia sotto il dominio britannico, da madre metodista, padre cattolico, e con uno zio musulmano, è il quarto di dieci figli. Ha vissuto le condizioni di povertà estrema del suo Paese negli anni successivi all’indipendenza, tuttavia ha avuto la possibilità di studiare al seminario Santa Teresa di Amisano e al seminario San Pietro a Pedu. Ordinato sacerdote nel 1975 nella cattedrale di San Francesco di Sales a Cape Coast, ha avuto l’opportunità di trasferirsi negli USA, a Rensselaer, New York, per proseguire gli studi all’istituto S. Anthony in Hudson dove ha conseguito la laurea in teologia. Nel 1976 è andato a Roma per completare gli studi specialistici prima di tornare in Ghana per portare avanti la missione pastorale nei villaggi vicino al seminario di Amisano. Nel 1987 ha fatto ritorno in Italia, seguendo il dottorato in Sacre Scritture al Pontificio Istituto Biblico di Roma. Proprio lì, nel 1993 lo ha raggiunto la nomina di Arcivescovo di Cape Coast, la città Ghanese dove è stato ordinato sacerdote. Presidente della Conferenza Episcopale del Ghana e rettore della locale università cattolica, Peter Kodwo Appiah Tukson si è distinto non solo per il suo studio attivo, ma anche per le svariate iniziative a favore dei più disagiati: il Ghana è infatti uno degli Stati più poveri al mondo. Il 21 ottobre 2003 Giovanni Paolo II lo ha infine nominato cardinale.
Pro e contro per la sua elezione: Se uno dei requisiti per l’elezione a Papa è la dimestichezza delle lingue, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson di certo lo possiede. Anche la variante del colore della pelle, in coerenza con le aspettative di molti fedeli che auspicano un “papa nero“, potrebbe costituire un fattore propulsivo alla sua elezione. Allo stesso modo Turkson è un teologo, un uomo di cultura, anagraficamente giovane. E’ dotato di buoni contatti internazionali: Kofi Annan è ghanese come lui, e il londinese Tablet lo ha già definito come il volto più “energico” dei prelati africani. Tuttavia non sono pochi quelli che ritengono assurdo il fatto che il futuro Pontefice possa non essere europeo, dal momento che sono ben 60 i cardinali del vecchio continente, e che Peter Turkson, sebbene abbia residenza a Roma, è considerato un estraneo ai meccanismi della Curia, incapace di prenderne in mano le redini indossando le vesti papali.
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