L’elencazione dei 18 punti fondanti si ispira primariamente al principio della democrazia diretta e al proposito di tagliare di netto i costi della politica. Il dettato includente le regole a cui dovranno sottostare i neo deputati e senatori del Movimento Cinque Stelle sembra destinato a stravolgere alcune abitudini fortemente consolidate nella pratica parlamentare. Si stabilisce, ad esempio, che la rotazione della carica presidenziale di gruppo e di portavoce debba essere trimestrale, o ancora, che l’appellativo di ‘cittadino/a’, usato per declinare tutti gli eletti, prenda le veci del più formale e tradizionale ‘onorevole’.
Nei confronti dei parlamentari del movimento si esprime poi il tassativo altolà che interdice qualsiasi partecipazione a programmi e talk show televisivi. L’impostazione comunicativa, così come congenita al movimento di protesta, rimane dunque ancorata alla rete, da sempre il mezzo divulgativo per eccellenza dei Cinque Stelle. In particolar modo, essa viene commissionata al canale Youtube dei grillini, là dove, in mancanza di contradditorio diretto, il Codice stesso alla voce “trasparenza”, anticipa che le votazioni parlamentari vengano “motivate e spiegate giornalmente con un video”.
Sul piano prettamente diplomatico, Beppe Grillo mantiene comunque per se stesso la prerogativa che gli consente di coordinare, a livello comunicativo, tutte le attività parlamentari. “Il Regolamento della Camera dei Deputati e del Senato -come sancito dal Codice- prevede che a ciascun gruppo parlamentare vengano assegnati dall’Ufficio di Presidenza contributi da destinarsi agli scopi istituzionali riferiti all’attività parlamentare, nonché alle ‘funzioni di studio, editoria e comunicazione ad essa ricollegabili’”. Il documento prosegue: “La costituzione di due ‘gruppi di comunicazione’, uno per la Camera e uno per il Senato, sarà definita da Beppe Grillo in termini di organizzazione, strumenti e di scelta dei membri, al duplice fine di garantire una gestione professionale e coordinata di detta attività di comunicazione, nonché di evitare una dispersione delle risorse per ciò disponibili. Ogni gruppo avrà un coordinatore con il compito di relazionarsi con il sito nazionale del M5S e con il blog di Beppe Grillo“.
Il regolamento fa il punto anche sulla “concreta destinazione delle risorse del gruppo parlamentare”, la quale spetterebbe ad “una struttura di comunicazione a supporto delle attività di Camera e Senato su designazione di Beppe Grillo”. Si richiede pertanto la “necessaria assunzione di un esplicito e specifico impegno” da parte “di ciascun singolo candidato del M5S al Parlamento prima delle votazioni per le liste elettorali con l’adesione formale a questo documento“.
Uno dei nodi, probabilmente cruciali, dell’intero testo fa esplicito richiamo al capitolo “Trasparenza” e sancisce oltre alla previsione di “votazioni in aula decise a maggioranza dei parlamentari del M5S“, anche (e soprattutto) l’obbligatorietà delle dimissioni nel caso si subisca una condanna, “anche solo in primo grado”, mentre “nel caso di rinvio a giudizio sarà facoltà” del singolo membro “decidere se lasciare l’incarico”. Le norme obbligano poi ad una “rendicontazione” sul sito del movimento, delle spese mensili collegate all’attività parlamentare (viaggi, vitto, alloggi).
Il versante retributario viene, tuttavia, affrontato più nel dettaglio sotto la voce “Trattamento economico” dove si prescrive che “l’indennità parlamentare percepita dovrà essere di 5 mila euro lordi mensili, il residuo dovrà essere restituito allo Stato insieme all’assegno di solidarietà (detto anche di fine mandato)”. Il capitolo continua precisando come “I parlamentari avranno comunque diritto a ogni altra voce di rimborso tra cui diaria a titolo di rimborso delle spese a Roma, rimborso delle spese per l’esercizio del mandato, benefit per le spese di trasporto e di viaggio, somma forfettaria annua per spese telefoniche e trattamento pensionistico con sistema di calcolo contributivo“.
Tra le disposizioni del Codice si ritrova anche quella che statuisce che “le richieste di proposte di legge originate dal portale del Movimento 5 Stelle attraverso gli iscritti dovranno obbligatoriamente essere portate in aula se votate da almeno il 20% dei partecipanti. I gruppi parlamentari potranno comunque valutare ogni singola proposta anche se sotto la soglia del 20%“.
Il compito di delegiferare su eventuali “palesi violazioni” dei precetti di comportamento e sulla conseguente destituzione cadrà poi sugli stessi “parlamentari del M5S riuniti, senza distinzione tra Camera e Senato” ai quali spetterà avanzare la proposta di “espulsione di un parlamentare del M5S a maggioranza“. “L’espulsione -specifica la norma- dovrà essere ratificata da una votazione online sul portale del M5S tra tutti gli iscritti, anch’essa a maggioranza“.
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