Ieri i leaders politici hanno finalmente parlato, Grillo prima di tutti, cosciente di essere il vincitore morale, se non addirittura reale, delle elezioni poi nel pomeriggio è stata la volta di un dimesso Bersani che con voce tremante ha dichiarato “non abbiamo vinto anche se siamo arrivati primi, vince chi può garantire la governabilità al proprio paese e noi non possiamo”. Messaggio criptico, non c’è che dire, tanto che il Pdl per mezzo del suo segretario Angelino Alfano ha alzato i toni e ha chiesto maggior chiarezza al segretario del Pd.
Gli scenari che si possono prospettare sono tanti, da un governissimo che veda alleati Pd e Pdl, ad un governo simile all’arco costituzionale per cui si vota tutti insieme, oppure una terza via che in realtà ha già un precedente esistente in Italia; il modello siciliano. Per modello siciliano si intende una collaborazione attiva del M5S con il Pd, almeno questo è quanto succede nell’Ars, l’assemblea regionale siciliana, dova la maggioranza del Pd, guidata da Crocetta, ha bisogno del supporto numerico dei consiglieri del movimento per votare i provvedimenti.
Questo rapporto non è il classico accordo politico che permette a chi non ha vinto di salire sul carro del vincitore e di godere quindi dei privilegi della vittoria, ma è una collaborazione paritaria fondata sul fatto che quelli che sono punti programmatici comuni a Pd e M5S vengono votati e sostenuti da entrambi. Questo rapporto ha facilitato l’amministrazione Crocetta che ha ottenuto i numeri per una maggioranza solida e ha permesso ai consiglieri di M5S di ricoprire cariche istituzionali come la vicepresidenza della Regione o la presidenza della Commissione Ambiente.
In Sicilia dunque questa alleanza ha portato una forma di buon governo, nonostante la precarietà della situazione iniziale, che ha permesso di approvare importanti provvedimenti come il ddl contro il Ponte sullo stretto, oppure sull’agricoltura a chilometri zero o il turismo. Crocetta ha anche appoggiato il M5S nella battaglia “no muos”, ossia contro l’ installazione sull’isola di una centrale radar che gli Usa stanno costruendo a Niscemi.
Chiaramente ci sono stati frangenti in cui il movimento ha osteggiato i provvedimenti della coalizione di centro sinistra facendole così venire meno i numeri per poterli approvare; dunque se questo modello fosse replicato su scala nazionale il M5S si troverebbe a fare proprio quello a cui aspirava, l’ago della bilancia e il ruolo di garante della politica italiana all’interno del Parlamento. Quello che c’è da chiedersi è se questo è anche quello che vuole realmente Bersani. A breve, gioco forza, lo scopriremo.
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