Naturalmente, allo stato attuale ciò significa che il governo ipotetico di Pier Luigi Bersani potrebbe anche non avere i numeri per ottenere la fiducia e, dunque, partire. Così, è ancora presto per mettere in soffitta l’eventuale accordo Pd-Pdl, che potrebbe garantire a Bersani di restare in sella per qualche tempo, come hanno rilanciato diversi esponenti del centrodestra, reagendo all’apertura del Pd ai 5 Stelle.
Scenari alquanto incerti, insomma, dove indubbiamente, se un governo pur tra mille difficoltà, finirà per nascere, non potrà fare a meno del Pd e dei suoi 340 deputati. Al Senato, poi, resta tutto da vedere con numeri isufficienti per ogni coalizione in emiciclo.
Analizziamo, dunque, le proposte dei tre principali schieramenti, per capire in che modo possano coesistere o, in linea teorica, anche incrociarsi per una possibile agenda di governo. Cominciamo dal comparto fiscale.
MoVimento 5 Stelle: nei punti programmatici di Beppe Grillo, innanzitutto, si pone il problema Imu. Contrario alla sua istituzione e al fisco succhiasangue degli ultimi mesi, il popolo grillino propone l’abolizione completa della tassa sulla prima casa. Quindi, sempre in materia di abitazione domestica, Grillo e i suoi difendono l’impignorabilità dell’abitazione principale. Passando alle imprese, invece, la linea dei 5 Stelle è quella di ridurre l’Irap, sospendere lo scudo fiscale e aumentare le imposte per quelle imprese che recano danno sociale. Naturalmente, tra le priorità anche l’abolizione di Equitalia.
Centrosinistra: il programma del Pd e di Sel sul fronte fiscale introduce il principio di esenzioni sull’Imu fino a 4-500 euro, passando alla riduzione dell’aliquota Irpef più bassa e sgravi per imprese e lavoro, compensati con molta probabilità dall’introduzione di una patrimoniale al di sopra di un milione di euro. Quindi, sì all‘estensione della Tobin tax sulle transazioni finanziarie anche ai derivati. Infine, tassazione progressiva anche sui redditi da capitale.
Centrodestra: cavallo di battaglia delle ultime campagne elettorali di Berlusconi, il comparto fiscale riveste un’importanza assoluta nei propositi della coalizione guidata dal Cavaliere. Dunque, in ordine: no patrimoniale, no aumento Iva, azzeramento dell’Irap in 5 anni, pressione fiscale giù di un punto all’anno, concordato fiscale preventivo, revisione dei poteri di Equitalia e del redditometro, incremento uso del contante.
C’è poi, anche la coalizione montiana, che, pur potendo contare su una sparuta rappresentanza, principalmente al Senato, potrà far valere le sue ragioni, soprattutto nell’eventualità di un governo di grande coalizione, sullo stampo della maggioranza che, fino a dicembre, ha sostenuto proprio il professor Mario Monti. Nella famosa Agenda, i punti enucleati sul fronte fiscale erano quelli di ridurre i prelievi di imprese e famiglie, con conseguenti raddoppi sugli sconti alla prima rata dell’Imu e, dal 2014, riduzione Irap e Irpef.
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