Ma veniamo ai dati. Smentite nettamente le previsioni dei sondaggisti, che anche negli ultimi giorni, per vie più o meno lecite, avevano prefigurato una vittoria di Pier Luigi Bersani, tutt’al più in coabitazione col Professor Monti, questa sera la maggioranza assoluta alle Camere del Parlamento è una chimera.
Con i dati ancora in afflusso nella banca del Viminale, è possibile tracciare un primo profilo di quello che, oltre al 90% dello spoglio per Montecitorio e con quello di Palazzo Madama ormai ultimato, potrebbe essere il Parlamento in carica dalle prossime settimane.
Cominciando dalla Camera, è bene ricordare che i risultati sono parziali. Benchè la coalizione di centrosinistra conceda regolarmente qualche piccola fetta di percentuale, al momento Bersani è in testa sui diretti inseguitori, di 0,6 percentuali sul centrodestra e di 4 su Beppe Grillo.
Questa situazione, se venisse confermata a scrutinio ultimato, vedrebbe Pd, Sel e Svp a spartirsi la maggioranza assoluta di 340 deputati, mentre Berlusconi e Grillo finirebbero per occupare gran parte degli scranni rimanenti, con le briciole che resterebbero al professor Monti e all’Udc.
L’imprevista rimonta del Pdl ha sovvertito l’abitudine che, regolarmente, da quando esiste il Porcellum, tiene banco nelle nottate elettorali, cioè il risultato del Senato. Qui, la situazione è ancor più lo specchio di un’Italia frammentata, che non ha deciso da che parte stare. Così, per via dei premi di maggioranza regionali, vediamo come la coalizione di centrosinistra, dai 140 seggi minimi attribuiti dagli istituti di ricerca demoscopica, precipiti a soli 113 senatori, mentre a guidare è il fronte berlusconiano, grazie a inattese vittorie – anche nei margini – come quelle riportate in Campania, Puglia, Abruzzo e Sicilia.
Con questa geografia, in Senato Berlusconi avrebbe garantiti 114 rappresentanti, Grillo 58 e Monti solo 16. Insomma, l’unica ipotesi di maggioranza possibile risiede nella possibilità che il MoVimento 5 Stelle decida di allearsi con Pd o Pdl, scenario alquanto improbabile. Assai deludente, da qualsiasi angolazione la si guardi, la performance elettorale del centrosinistra, con il Pd che veleggia sul 25%, insidiato dal MoVimento 5 Stelle per la palma di primo partito in Italia.
Così, ora che succede? Tutti si attendono un ritorno alle urne in pochi mesi, ma in realtà, se non verrà modificata la legge elettorale, è possibile che la situazione di oggi riemerga puntualmente al prossimo, eventuale appuntamento elettorale. Senza contare che, nel frattempo, le forze politiche dovranno trovare un accordo per eleggere il nuovo Presidente della Repubblica. Insomma, il salto nel buio, con il pensiero che, domattina, i mercati azionari riapriranno e il Paese si troverà nel caos politico più profondo della storia repubblicana.
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