La figura di Bertone, però, sembra alquanto isolata rimanendo oggetto di scetticismo e dissenso da parte di molti cardinali italiani e stranieri (da Bagnasco a Ruini, da Schoenborn a Scola). Presa di distanza eclatante nei confronti del cardinale Bertone è quella che nei residuali giorni pre-Conclave è stata esplicitata da Joachim Meisner, cardinale di Colonia, il quale ha dichiarato di aver più volte invitato il Pontefice uscente alla rimozione del Segretario di Stato dal proprio incarico.
Il monito avanzato da Meisner è volto a ricordare la responsabilità che Bertone ha avuto nell’episodio di scandalosa risonanza internazionale inerente la scomunica nel 2009 del vescovo lefebvriano Williamson, in occasione del rispettivo disconoscimento dell’Olocausto. Più recentemente, il Segretario di Stato sembra perseguire un iter poco lungimirante, facendosi trovare del tutto impreparato dinanzi le domande dei giornalisti sul contestato presidente ex-novo dello Ior, Ernst von Freyberg, perché a capo di un’industria tedesca produttrice di imbarcazioni e sommergibili da guerra. Bertone sembrerebbe anche “colpevole”, a detta di svariati cardinali stranieri, di aver rimpinzato le fila del collegio cardinalizio di uomini di curia (su 28 italiani ci sono 13 curiali e 6 curiali emeriti).
Questo quadro, unito alle vicende anch’esse certo poco onorevoli di Vatileaks, ha contribuito a delinere tra i cardinali elettori un’ondata anti-bertoniana, altresì inversamente poco propizia all’eventuale candidatura di Scola. Sodano rimane, invece, il profilo di spicco nelle schiere dei nominabili: in virtù della qualifica di Decano del collegio cardinalizio spetterà, difatti, a lui condurre le nove giornate di incontri plenari che si terranno appunto sul futuro della Chiesa e sulle qualità da addurre al nuovo Pontefice.
Per anni, in sede pontificia è regnata la conformità alla linea episcopale di Papa Ratzinger; oggi forse un’ipotetica elezione del cardinale Sodano, esponente clericale moderato ma non certo ostile ed avulso alle aperture (nel 2001, in disaccordo con Ratzinger, spinse Papa Wojtyla ad innalzare a cardinale il riformatore presidente della conferenza episcopale tedesca, Karl Lehmann), potrebbe in qualche modo ridisegnare quei confini fino ad ora tracciati e rimasti indiscussi.
Un’inaspettata aria d’innovazione la si respira già: l’ultraconservatore Meisner si è infatti da poco pronunciato a favore dell’uso familiare della pillola anticoncezionale per controllare le nascite; Lluis Sistach, arcivescovo di Barcellona, pare abbia seguito l’apertura prospettando la riforma del celibato per i sacerdoti; anche Monsignor Paglia si è esposto in modo alquanto progressista sulle coppie di fatto; conclude la disamina “rivoluzionaria” la dichiarazione del cardinale portoghese Saraiva Martins, il quale si è lanciato verso l’elezione di un pontefice extra-europeo.
A dispetto dell’allettante sfondo riformatore, il cosiddetto “partito dell’Appartamento papale” (i rappresentanti pro-Ratzinger) rimane fortemente radicato nelle aule clericari, e si posiziona ligio attorno alle nomine cardinalizie proposte da Benedetto XVI durante i suoi otto anni di Pontificato. I cardinali vicini al Pontefice dimissionario costituiscono indiscutibilmente il fronte elettivo al momento più potente, sostenendo a rimostranza l’asse prospettico Scola-Bagnasco.
Al di là della rappresentanza italiana, sembrano gli americani i precorritori di candidati nuovi e di rilevante spessore, come gli arcivescovi rispettivamente di Boston e NY, O’Malley e Dolan. Di origine canadese è invece Marc Ouellet, prefetto della congregazione dei vescovi, che sembra fortemente sostenuto dalla Curia. Tra i latini appaiono i profili dei brasiliani Joao Braz de Aviz e Odilo Pedro Scherer; dell’argentino Leonardo Sandri; e dell’honduregno Oscar Rodriguez Maradiaga.
L’eventuale continuazione di un Pontificato con guida tedesca si profila una congettura remota, tuttavia il versante middeleuropeo riceve una forte spinta dall’ipotetica candidatura dell’austriaco Christoph Schoenborn, arcivescovo di Vienna, allievo di Ratzinger. Opzione alternativa è quella che muove verso l’ungherese Erdo, attualmente a capo del vescovado europeo. Tra gli altri europei e non: l’italiano Mauro Piacenza, visto come plausibile Segretario di Stato anti-Bertone, il filippino Tangle e il ghanese Turkson.
Dietro le quinte delle prossime sedute dentro la Cappella Sistina, si affacciano anche nomi meno noti, ma nondimeno capaci di convogliare ampie aggregazioni di consensi: tra essi Becciu, sostituto alla Segreteria di Stato; Gaenswein, sottosegretario agli Esteri; Balestrero, pastriarca di Venezia; Moraglia e i tre monsignori Paglia, Sciacca e Fisichella. E i giochi restano aperti.
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