Un altro punto di forte interesse è il nuovo patto di stabilità modellato sull’esperienza tedesca, che punti sull’equilibrio di parte corrente ed escluda dai vincoli gli investimenti, menzionata anche l’esclusione dei piccoli comuni dal Patto sino al completamento del riassetto dell’associazionismo comunale. Infine l’ultimo obiettivo è completamento della riforma delle province (che dovranno diventare enti di secondo livello così come immaginato dal governo Monti) e istituzione delle città metropolitane.
Tutte queste questioni sono affrontate alla luce di una parola chiave, autonomia, su cui l’Anci vuole fondare la propria posizione politica; il progetto è quello di ottenere autonomia finanziaria mediante la devoluzione del gettito Imu, ma anche grazie all’autonomia nel gestire i tagli che dovranno essere stimati sui fabbisogni standard e attraverso un efficientamento della spesa. Questo è il modo, secondo il presidente Graziano Delrio, di cui i sindaci disporranno per poter sopravvivere ad un 2013 che si presenta all’ insegna dell’austerity. “Per coloro che cominciano a vedere gli incassi Imu e i bilanci in nuce di quest’anno (il termine è stato prorogato al 30 giugno ndr) arrivano una serie di conferme ai nostri allarmi: con questi tagli sono a rischio in maniera definitiva i servizi ai cittadini”.
Una boccata d’ossigeno per i contribuenti potrà provenire dalla proroga a luglio della prima rata della Tares, ma, in realtà, il rinvio potrebbe anche sortire un effetto controproducente dal momento che potrebbe generare un vero e proprio ingorgo di scadenze nella seconda parte dell’anno. L’allarme evidenziato su ItaliaOggi di ieri, è stato rilanciato dal delegato Anci alla finanza locale, Guido Castelli.
“Come associazione avevamo chiesto lo slittamento al 2014 dell’entrata in vigore del nuovo tributo ambientale. La proroga a luglio, invece, oltre a non portare nessun sollievo ai cittadini, provoca serie problematiche alle già disastrate finanze dei comuni”. Le imprese non sono entusiaste, secondo Rete Imprese Italia infatti, la decisione del senato appare come un “compromesso elettorale che sposta il problema senza risolverlo”. “Per i contribuenti”, scommette ReteImprese, “sarà una stangata visto che il governo si aspetta dalla Tares maggiori entrate per i comuni pari a 1 miliardo nel 2013 e 1 miliardo nel 2014, equivalenti a un incremento di 16 euro per abitante”.
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