Fortissimo il segnale: .
Dopo i circa 700 emendamenti portati in Commissione e i ricorsi presentati a opera di alcune località che si sono sentite penalizzate dai criteri alla base del riassetto delle Province, dunque, ora arriva anche la pregiudiziale di costituzionalità, a dare il colpo mortale al decreto.
Il provvedimento, infatti, scadrà il 5 gennaio 2013: troppo poco per condurre in porto questa difficilissima riforma, sulla graticola sin dalla sua ideazione, e che adesso tramonta definitivamente.
Senza contare, poi, che a complicare il quadro è in corso un’anticipazione di quella che è già stata annunciata come la crisi definitiva per il governo Monti, tra i distinguo del Pdl e le sicure dimissioni del presidente del Consiglio in seguito all’approvazione della legge stabilità, che dovrebbe avvenire intorno al 20 dicembre, prima del rompete le righe natalizio.
A presentare la pregiudiziale di costituzionalità sul riordino delle Province, il senatore Pdl Oreste Tofani.
E nella tarda serata di ieri, i rappresentanti del partito a palazzo Madama si sono espressi compatti contro il decreto Province. Lo stesso Tofano già a novembre, e dunque prima dell’allontanamento del partito dal governo, aveva avanzato l’ipotesi di una pregiudiziale sul testo.
L’affossamento del testo, inoltre, potrebbe rivelarsi una lama a doppio taglio per il Pdl: da una parte, finirebbe per mettere in ansia i mercati già provati dalle ultime ore in rosso con lo spread in forte risalita, mentre, dall’altra, si tratterebbe di un danno di immagine per il Pdl in vista della campagna elettorale.
Ancora una volta, ad uscirne sconfitto è comunque il governo, che auspicava una conversione del decreto in tempi brevi, mettendo le mani avanti in caso di mancata approvazione definitiva, con l’elenco di tutti i possibili malus derivanti da uno stop improvviso al riodrino.
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