Il giudizio, indubbiamente, è di quelli pesanti, per le ricadute sul piano giuridico, amministrativo e professionale. Ma anche su quello politico, proprio perché la mediazione civile obbligatoria era uno dei cardini su cui si imperniava la riforma della giustizia passata con il decreto 28/2010.
A caldo, la prima a commentare la sentenza è l’avvocato Paola Severino, nonché ministro della Giustizia: “Prendo atto. Non ho letto le motivazioni – ha premesso il Guardasigilli – ma la sentenza ha dichiarato l’illegittimità solo di una parte, quella relativa alla mediazione obbligatoria”.
Ciò che preme sottolineare al ministro è come le contromisure a un pronunciamento di questo tenore fossero già predisposte: “Stavamo già ragionando sulla mediazione con gli avvocati. Gli istituti funzionano nel tempo, con la pratica, e questo stava iniziando a funzionare. Rimane comunque quella facoltativa, vorrà dire che punteremo sugli incentivi“.
Il governo, insomma, rivendica di non essere stato colto alla sprovvista, tanto è vero, ha ricordato il Guardasigilli, che la delega contestata dalla Corte costituzionale risale a un esercizio posto in essere dal governo precedente.
Più soddisfatte le parole del presidente della Commissione Giustizia al Senato, Filippo Berselli: “Accolgo positivamente la sentenza della Corte costituzionale. Allorché la Commissione Giustizia fu chiamata al riguardo – ricorda l’esponente Pdl – espresse parere nettamente contrario proprio per l’eccesso di delega ora sanzionato dalla Corte costituzionale”.
Valutazioni contrastanti, dunque, che riflettono i pareri tutt’altro che univoci emersi negli ultimi mesi sulla questione della mediazione civile obbligatoria.
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