Stavolta, dunque, pare che ci siamo davvero. La proposta – passata agli archivi come ddl 5103 – è stata votata favorevolmente da tutti i membri della Commissione, e dovrebbe arrivare in aula già questo lunedì 8 ottobre. Intano, le acque simuovono anche la fetta dei 55mila, prevista nel secondo decreto, che ha ottenuto la firma del ministro dell’Economia Vittorio Grilli.
Dunque, si vede la luce in fondo al tunnel per tutti quegli esodati – di cui non si conosce ancora l’effettiva quantità – che erano rimasti esclusi sia dal primo decreto esodati, che dal secondo inserito tra i mille rivoli della spending review.
I due provvedimenti coprivano un totale di 120mila lavoratori non salvaguardati: il primo, infatti, tutelava 65mila esodati e il secondo, che a pochi giorni dalla scadenza sta, come detto, ricevendo il decreto di attuazione, altri 55 mila.
Con la proposta approvata dalla Commissione, però, più che sulle singole unità di lavoratori, si interviene finalmente sulla norma stessa che ha creato questo gigantesco impasse economico-burocratico. Scopo della legge in arrivo al Parlamento è infatti quello di “correggere gli errori di una riforma che non ha previsto alcuna gradualità nell’innalzamento dell’età pensionistica”, ha spiegato l’esponente Pd ed ex ministro del Lavoro Cesare Damiano.
Secondo la legge salva esodati proposta, allora, la possibilità di andare in ritiro dal lavoro con le regole antecedenti alla riforma Fornero sono estese anche ai lavoratori coinvolti in accordi di mobilità stipulati non oltre il 31 dicembre 2011 e ai quei lavoratori autorizzati alla prosecuzione volontaria dei contributi, senza più l’applicazione dei vincoli attuali.
Insomma, rispetto a quanto previsto nel testo originario, il termine passerebbe al 31 dicembre rispetto al 4 dicembre sinora previsto e, nel secondo caso, vengono distolti i limiti di almeno un contributo versato entro il 4 dicembre stesso e l’inattività successiva al via libera alla prosecuzione volontaria.
Non è tutto:le vittorie per gli esodati non sono finite, poiché, per quelli più “datati” emersi già di due anni or sono, nei giorni scorsi è arrivato un decreto che assicura ammortizzatori quali sostegno al reddito e entrata in alveo pensionistico con le vecchie regole.
Il nuovo provvedimento proroga a tutto il 2012 la mobilità superiore al tetto dei 10mila lavoratori secondo quanto contenuto nella cosiddetta “legge Sacconi” del 2010, dal nome dell’allora ministro del Welfare.
Qui il testo della relazione della Commissione
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