Secondo l’Antitrust, infatti, resta ancora molto da fare per attuare le condizioni di libera concorrenza in svariati settori, dall’energia alle poste alle assicurazioni, tutte zavorre che rendono l’economia italiana molto più lenta delle sue effettive potenzialità.
Certo, le spinte contrapposte alla liberalizzazione di questi settori economici non mancano e l’Antitrust non ne fa mistero, indicando anche al via per vincere le resistenze: allargare il potere sostitutivo sia dello Stato che delle Regioni per avere la meglio su eventuali tentazioni lobbistiche, anche di provenienza pubblica.
Il garante, infatti, segnala come si debba assolutamente “ridurre il numero, purtroppo ancora elevato, di casi in cui misure di rilevo ai fini dell’apertura dei mercati alla concorrenza finiscono per restare mere affermazioni di principio, a causa dell’atteggiamento ostruzionistico delle amministrazioni locali e delle Regioni”.
In primis, per l’Antitrust, Banco Posta, il servizio bancario di Poste Italiane, andrebbe scorporato dalle attività postali classiche, anche al fine di assicurare una più vasta trasparenza dell’ente a capo delle spedizioni sul territorio.
Non solo le Poste: anche la telefonia, e in particolare Telecom, finiscono nel mirino del garante per la Concorrenza, nel momento in cui esso dispone come “alla luce di un contesto economico-giuridico favorevole, appare opportuno – scrive l’Antitrust – valutare con attenzione la possibilità di procedere alla separazione proprietaria tra gestore della rete e l’impresa erogatrice dei servizi di telecomunicazione“.
Sul fronte delle bollette, governo e Parlamento vengono invitati a istituire un regime che contabilizzi i consumi reali piuttosto che quelli ritenuti verosimili, “pre-condizione necessaria per indurre i consumatori finali a una maggiore sensibilità verso offerte concorrenziali“, sancisce il documento.
Al contempo, specifica il garante bisognerebbe “rivedere la governance e la struttura delle banche popolari quotate”. Su queste ultime, infatti, a parere dell’autorità andrebbe effettuato un giro di vite nella misura in cui “il regime legale delle popolari quotate consente assetti societari che ne limitano la contendibilità senza che sia garantito il rispetto dello spirito mutualistico”.
Infine, in ottica di semplificazioni, l’Antitrust punta il dito contro una pubblica amministrazione ancora troppo elefantiaca. Questa, andrebbe infatti resa “leggera, efficiente e rapida nelle decisioni”. E per rispondere alle lamentele di tanti fornitori o esecutori di opere che ancora attendono i pagamenti da parte del settore pubblico, l’Antitrust spiega che andrebbe disposto una sanzione “automatica e forfettaria” per colpire i ritardi.
Scrivi un commento
Accedi per poter inserire un commento