Incalzato dal deputato della Lega nord Luca Rodolfo Paolini, Riccardi ha dunque additato l’ex inquilino del Viminale, Roberto Maroni, precisando che quella in arrivo “non sarà una sanatoria, ma una misura che consenta un ravvedimento operoso a favore dei datori di lavoro” i quali usufruiscano di prestazioni lavorative in nero da parte di immigrati clandestini. La regolarizzazione, ha aggiunto, si rivolgerà a quei casi in cui vengano riscontrate condizioni di lavoro particolarmente caratterizzate dallo sfruttamento: uno stato che il titolare del dicastero per la Cooperazione potrebbe coinvolgere 150mila persone.
Il provvedimento, incluso nel decreto legislativo 109/12 approvato lo scorso 16 luglio, entrerà in vigore il prossimo 9 agosto e si configura come una via d’uscita indolore per gli imprenditori che si siano serviti dela manodopera illegale di extracomunitari presenti sul suolo italiano sprovvisti di regolare permesso di soggiorno. “A governo e Parlamento – ha specificato Riccardi – è parso ragionevole offrire ai datori di lavoro la possibilità di scegliere di mettersi subito in regola piuttosto che rischiare pesanti conseguenze”. Eventuali processi penali e amminstrativi a carico di titolari di imprese che si siano giovati delle prestazioni in nero da parte di clandestini, verranno immediatamente congelati se verrà inoltrata domanda di regolarizzazione.
La norma introdotta dal governo recepisce la direttiva comunitaria 52 del 2009, che sollecita gli Stati membri a rendere più severe le pene per questo genere di infrazioni: prima della linea dura, però, il governo ha in serbo il mini-condono per chi, finora, non ha rispettato la legge. La scappatoia, per i datori di lavoro, è semplice: sarà sufficiente versare 1000 euro una tantum nelle casse dell’Inps più fino a sei mensilità di contributi non corrisposte, ricorrendo a un apposito modello F24 per includere le generalità dell’immigrato. Una piccola “contravvenzione” insomma, per fare rientrare tutti, lavoratore e datore di lavoro, nell’alveo della legalità.
“Si tratta però – ha illustrato Riccardi – di una vicenda non paragonabile alla questione dei lavoratori italiani in nero che in qualunque momento possono diventare regolari, mentre gli stranieri, irregolari o clandestini, sono privi di permesso di soggiorno e privi di protezione”.
Il fischio d’inizio, per inoltrare domanda di messa in regola, sarà il 15 settembre, quando si aprirà una finestra di 30 giorni per inviare domanda telematica, cui seguirà convocazione dell’immigrato e del datore di lavoro allo Sportello unico per l’immigrazione. Gli extracomunitari dovranno dimostrare una permanenza ininterrotta in Italia non successiva al 31 dicembre 2011. Saranno esclusi dalla regolarizzazione tutti i soggetti già condannati per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, sfruttamento lavorativo o traffico di minori.
Il ministro Riccardi ha concluso dicendo che in questo modo non passerà il messaggio “che si può venire qui e stare in modo illegale, tanto poi tutto si aggiusta. Il nostro vuole essere un appello agli italiani per la legalità. Recependo la direttiva europea del 2009 abbiamo guardato agli italiani”.
Francesco Maltoni
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