E forse, semplicemente, è questo quello che è successo, sta di fatto che quello che doveva essere un punto di forza ideologico, un decreto legge per il matrimonio gay, è scoppiato come una bomba fra le mani del partito democratico di Bersani che si è visto bersagliato di critiche. Il primo ad affondare il colpo è stato Beppe Grillo che, dopo aver recentemente chiarito la sua posizione a riguardo, è favorevole al matrimonio fra persone dello stesso sesso, ha accusato la sinistra di essere retrograda, ha pittorescamente parlato di “sepolcri imbiancati spruzzati di un rosso antico ormai stinto”. Ha avuto parole meno di fuoco, ma dalla dichiarata vis polemica, anche Di Pietro che è salito sul carro della critica e si è proposto come salvatore della patria gay “quella sui diritti della persona è una battaglia che dovrebbe essere trasversale e condivisa da tutti: laici e cattolici” per questo “ci auguriamo che quei deputati che hanno denunciato la chiusura del Pd in tema di diritti civili sostengano e sottoscrivano la nostra proposta di legge sul pieno riconoscimento dei matrimoni gay anche in Italia, già depositata in Parlamento”.
Il Pd però non ci sta e parla per mezzo dell’unica parlamentare dichiaratasi lesbica in Parlamento, Paola Concia; la deputata ha infatti affermato che “non è giusto che dopo un lavoro proficuo di tutti questi anni e un partito che si candida a governare il Paese con un programma importante, si permetta che una minoranza di 38 persone faccia apparire il Pd spaccato, su temi che andranno comunque approfonditi”. Non solo, ma la Concia ricorda a Di Pietro che ” il Pd ha una proposta di legge sull’estensione del matrimonio agli omosessuali uguale alla tua, che vede la sottoscritta come prima firmataria e depositata l’8 agosto del 2008″ come a dire che il partito di Bersani non ha bisogno di andare a lezione di diritti civili da nessuno.
Al coro di polemiche e proteste si è aggiunto anche quello dell’Arcigay nella persona del suo presidente nazionale, Paolo Patanè, che ha detto “si allarga il club dei sostenitori di una fondamentale misura di giustizia che realizzi l’eguaglianza delle persone e delle coppie gay e lesbiche, riconoscendogli la possibilità di contrarre matrimonio civile”. Il presidente ha poi proseguito con un impietoso confronto politico “Cameron, Obama, Hollande, Castro e Bersani che dice? Che dice il Pd? Il Pd continua a pensare che saranno i piccoli passi a cambiare il Paese e non si accorge che è proprio quello il metro mediocre che ci schianta e ci isola mentre il mondo corre”. Il matrimonio gay in Italia, più semplicemente, non dovrebbe essere solo questione del Pd, o di questo o di quell’altro partito, dovrebbe essere messo all’interno di una agenda politica comune e andrebbe valutato ed approvato in modo trasversale visto che il Paese, e la sua popolazione, lo richiedono.
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