Il vecchio Cavaliere la sa lunga: secondo voi perché, nel post naufragio tra via Olgettina, Mills e i millecinquecento processi più o meno a rischio prescrizione, avrebbe scelto l’ineffabile Angelino Alfano quale suo presunto successore? La leadership estetico – mediatico – politico – comunicativa di Alfano l’avete considerata, valutata, concepita? Francamente, Adriano Galliani in quanto ad espressività lo batte 4-0, stile Spagna – Italia a pallonate, non a debito pubblico (li ci battono anche in maniera maggiore, i compagneros iberici). E’ come quando si mette su un Governo tecnico: tutti sanno che starà li per lavare i panni sporchi, per dare al Paese l’idea che le Istituzioni siano piene di persone serie, laureate, foriere di ideone macroeconomiche e statiste a vantaggio della collettività e della democrazia.
Ma tutti sanno anche che presto finirà, che quelle persone torneranno nei loro uffici, atenei e circoli benemeriti e noi si tornerà alle campagne elettorali, alle piazze, alla politica delle polemiche e alle opposizioni delle uova nel paniere da rompere per contratto, qualsiasi legge si proponga. A proposito: ma coi Governi tecnici l’opposizione non è contemplata? Me lo sono sempre chiesto, ma forse non essendo un politologo saccente resto con la stessa sensazione di Alice quando cadde nella tana del Bianconiglio: credo a quello che vedo senza pensare alle conseguenze.
Torniamo al ‘dead man walking’ Alfano, al ritorno del re Silvio e alla sua personalissima spending review, perché se la fa Mario Monti allora la deve fare pure lui, ci mancherebbe altro. Solo che Monti taglia uffici, ospedali e posti di lavoro mentre lui taglia tal Zlatan Ibrahimovic, guadagno netto all’anno 12 milioni di euro (fino al 2014) che adesso ne chiede 50 fino al 2017 per accettare di dormire in un loft da 400 metri quadri sotto la Tour Eiffel, “perché sai la moglie ha bisogno di spazio e i bambini sono un po’ irrequieti”. Vallo a dire agli operai di Termini Imerese o ai minatori spagnoli, che però, è giusto ricordarlo, non possono neppure attaccarsi a questi discorsi qua perché un privato, dei suoi soldi, fa quel che vuole. Siete mai stati in Qatar, o in Brunei, o a Dubai? Gli sceicchi, per ora, si divertono a comprare squadre di calcio o di basket riempiendole con le figurine. Quando capiranno di poter dominare l’Universo potrà essere un bene o un tremendo disastro: ma tranquilli, non è nella loro cultura, loro sono più per le “otto mogli” (una al giorno più riserva settimanale) e il relax. Di sicuro, loro, la spending review non sanno nemmeno cos’è.
Noi si, ahinoi, e adesso che risparmia di brutto anche il Cavaliere (“se vendo Thiago Silva e Ibra mi tengo 150 milioni in due anni, non si può rifutare, sarebbe da irresponsabili”), il quale – genio del marketing – ha pure scaricato Nicole Minetti, convincendola a dimettersi da consigliera regionale della Lombardia (a 11 mila euro al mese, se è stata li anche solo 3 anni, quello che c’era da mungere l’ha abbastanza munto) ed è dimagrito 4 chili in meno facendo footing nei parchi delle sue ville romane, siamo pronti per rivederlo battagliare con…ah già, con chi? Fini, Alemanno, Casini, Bersani, Renzi? Con chi si scontrerà Silvio? Se ci pensate bene, l’unica alternativa sarebbe proprio Mario Monti, che però si è già chiamato fuori nel suo personale percorso di guerra lampo.
Ecco perché ieri, quando Cicchitto ha comunicato ufficialmente la sostituzione inevitabile tra il leader ad interim Alfano e l’infortunato ristabilito Berlusconi, i telefoni di Palazzo Chigi hanno cominciato a trillare: le cancellerie europee hanno una dannata paura che l’Italia montiana torni berlusconiana, che l’Euro, di cui Monti è Paladino mentre Silvio mise addirittura in discussione tempo fa (anche li, pensa la ‘genialata’: nessuno sa bene cosa provocherebbe tornare alla lira, ma la generazione che legge ancora i giornali al bar ci tornerebbe seduta stante), si indebolisca di nuovo, che il fantasma dell’Opera italica torni sul proscenio sfaldando tutto quanto di buono fatto da Monti (“no a nuove tasse per famiglie e imprese”, ha detto il Cav). La realtà, purtroppo è una sola: la nostra classe politica non conosce ne i-phone ne i-pad, non sa farsi una spending review mentale risparmiando il superfluo e calamitando quel che serve. “E alla gente povera rimanga l’onestà…a vantaggio di chi non ce l’ha…che comunque può comprarsela”. Chissà, magari è vero che ci restano solo i clippini di Vasco.
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