Legge elettorale: accordo Napolitano Schifani Fini. I partiti prendono tempo.

Redazione 10/07/12
Napolitano, come Zarathustra, ha parlato, la legge elettorale è “oramai opportuna e non rinviabile“. Le reazioni sono state immediate, nonostante i temi all’ordine del giorno siano tanti e in continuo sviluppo, Fini e Schifani, presidenti di Camera e Senato, sono stati i primi a raccogliere l’appello del Presidente della repubblica. “La Sua autorevole preoccupazione – ha dichiarato il presidente Schifani – si unisce alla mia, che mi ha visto da tempo sollecitare tutte le forze politiche, a cominciare naturalmente da quelle presenti presso il Senato ove è incardinato l’esame della materia, a voler colmare quel distacco tra cittadini ed eletti che l’attuale normativa elettorale sembra invece accentuare”. Fanno eco a Schifani le parole del presidente della Camera Gianfranco Fini “È comunque evidente che la questione posta giustamente dal Capo dello Stato, al di là dei profili istituzionali e regolamentari, ha una rilevanza preminentemente politica. Al riguardo sarà mia cura fin dalle prossime ore consultare il presidente Schifani e convocare la conferenza dei capigruppo”.

Se i presidenti sembrano intendersi a meraviglia ben diversa è la situazione fra i partiti che hanno dato il via ad una “zuffa politica” di cui, al momento, non se ne vede la fine. I rispettivi leaders sono più preoccupati nell’addossarsi responsabilità di naufragio della proposta elettorale invece che provare a concretizzare proposte che diano una svolta alla vigente legge elettorale. La verità è che le ultime amministrative, con l’esplosione del “fenomeno Grillo“, hanno destabilizzato e minato a fondo le certezze dei partiti maggiori, che hanno percepito chiaramente la possibilità di una clamorosa sconfitta, o quanto meno di una vittoria di Pirro, alle prossime elezioni.

Dunque è stata cestinata la proposta Violante e Quagliariello in quanto proponeva  un mix di sistema tedesco e spagnolo, un po’ proporzionale e un po’ maggioritario, che favoriva i grandi partiti senza troppo umiliare i piccoli, anzi restituiva ai piccoli partiti la possibilità di inserirsi prepotentemente nello scacchiere politico andando così ad infrangere quell’oligarchia che forse da troppo tempo regna nel parlamento italiano. Visti gli interessi in ballo, l’accordo sembra ancora lontano fra un pd che spinge per un “premione” che premi la coalizione ed un pdl che vorrebbe l’esatto contrario con un premio più piccolo da destinarsi al partito vincente. I latini dicevano “in medio stat virtus” ciò che è sicuro però che il tempo stringe e una riforma è necessaria e “non rinviabile”.

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