L’intesa riguarda quasi tutti i principali punti che erano stati posti sul tavolo nei vari pre-vertici tenutisi a giugno (rimanendo irremovibile il solo no tedesco agli eurobond, almeno per il momento). Vediamoli uno per uno.
1) Piano europeo per la crescita e l’occupazione. Il pacchetto di misure comporta investimenti su scala continentale per circa 120-130 miliardi di euro (l’1% del Pil dell’Eurozona) soprattutto nei settori delle grandi infrastrutture (che potrebbero essere finanziate con un progetto pilota di project bond), delle nuove tecnologie e delle energie rinnovabili, per favorire l’occupazione giovanile di qualità.
2) Scudo anti–spread. È la proposta (forse la più importante di tutto il Vertice Ue) di Mario Monti, alla cui approvazione il Presidente del Consiglio italiano aveva vincolato il sì dell’Italia a tutto il resto (Piano europeo di crescita e Tobin Tax in primis). Costituisce la risposta immediata per le tensioni sui mercati che rischiano di disarticolare l’Eurozona. Stando alle ultime dichiarazioni del Cancelliere tedesco Angela Merkel, inizialmente risolutamente contraria alla proposta, i Fondi Salva-Stati già esistenti (l’Efsf, European financial stability facility) e nascituri (il Mes, Meccanismo europeo di stabilità) potranno intervenire nell’acquisto dei Titoli di Stato sul mercato primario e secondario per calmierare gli spread. Non ci sarà alcun automatismo nell’acquisto dei Titoli (Monti ha negato di averlo richiesto), ma i Paesi che intenderanno avvalersene dovranno firmare un Protocollo d’Intesa. Il controllo sui Fondi verrà affidato ad Unione europea e Banca centrale europea (il cui Presidente, Mario Draghi, ha plaudito all’iniziativa). Dunque, niente “commissariamento” da parte della “Troika” poiché, con l’esclusione del Fondo monetario internazionale, a rimanere in campo per i controlli sugli impegni e le scadenze saranno ora solo la Commissione europea e la Bce. Non sono previste condizioni ulteriori per tutti quei Paesi che già rispettano gli impegni presi con le autorità comunitarie (e si pensa in primo luogo ad Italia e Spagna).
L’obiettivo della proposta è spezzare il drammatico legame tra i bilanci degli istituti di credito ed i debiti sovrani. Come ha sottolineato Monti, “le misure a breve sulla stabilizzazione della zona euro sono un fatto molto positivo per la stessa e una duplice soddisfazione per l’Italia che ne ha stimolato il processo”.
3) Tobin Tax. La tassa sulle transazioni finanziarie era molto cara sia al Presidente francese François Hollande che ad Angela Merkel. C’è il numero minimo di 9 Paesi che intendono applicarla, e servirà a finanziare il Piano europeo per la crescita e l’occupazione. Secondo Hollande, sarà introdotta entro la fine del 2012.
4) Intervento diretto dei Fondi Efsf e Mes nella ricapitalizzazione delle banche. La misura è stata presa pensando soprattutto agli istituti di credito spagnoli, che necessitano di una ricapitalizzazione per circa 100 miliardi di euro. Ora non sarà più necessario il passaggio del prestito attraverso i Governi nazionali, che in tal modo avrebbero visto aumentare (a dismisura, nel caso della Spagna) i propri debiti pubblici.
Tutte le Borse europee hanno reagito molto positivamente al raggiungimento dell’accordo: Milano chiude le contrattazioni oltre il 6,4%, Parigi oltre il 4,7%, la stessa Francoforte oltre il 4,3% (la Germania non pare aver risentito dell’accordo raggiunto, anzi!). Più tiepida Londra, con un rialzo dell’1,8%. L’euro si attesta a quota 1,26 dollari, ai massimi da 6 mesi a questa parte. Lo spread tra i Btp decennali italiani ed i Bund tedeschi si attesta in chiusura a 419 punti base, in netto ribasso rispetto ai 470 punti di ieri, dopo esser sceso in giornata fino a quota 408. Giù anche lo spread spagnolo (a 475 punti) e francese (a 109). Apprezzamenti sull’esito del Vertice Ue anche da Fitch, la più piccola delle “tre sorelle” (assieme a Standard & Poor’s e Moody’s) del rating, che commenta in un rapporto diramato questo pomeriggio: “La nostra valutazione iniziale del summit che si è tenuto questa settimana a Bruxelles è che ha superato le attese, sebbene queste fossero basse, e segna un passo positivo che attenua le pressioni di breve periodo sui rating sovrani”.
Grande attesa, a questo punto, per l’Eurogruppo del 9 luglio, che dovrà tradurre le decisioni prese al Consiglio europeo in meccanismi operativi.
Finora non è stato negativo tanto il fatto che l’Europa avesse preso tempo, quanto il fatto di non aver mai saputo dare chiare prospettive di uscita dal tunnel della crisi dei debiti sovrani. Da oggi questo non è più vero. La strada per portare l’Eurozona fuori dal baratro sarà ancora lunga e tempestata da insidie ma è, comunque, stata ormai tracciata, ed è questo in definitiva il grande successo del Vertice. Forse l’Europa ha finalmente capito che cosa vuol fare da grande.
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