Il caos ha riguardato in particolar modo la città di Catania. Il Codacons ha ricevuto già centinaia di segnalazioni da parte di candidati partecipanti alla prova d’esame (un questionario di 80 domande da completarsi in 50 minuti) nella sede siciliana. Le denunce più numerose sono relative all’orario d’inizio delle prove diversificato di città in città, fughe di notizie su Internet, difficoltà nell’assegnazione dei codici a barre, presunti ingressi anticipati nella sede di alcuni candidati rispetto alla generalità dei partecipanti e l’uso “indiscriminato” di cellulari ed I-Phones per reperire le informazioni.
Adesso il Presidente dell’associazione dei consumatori ha reso noto che intende raccogliere le testimonianze ricevute da tutte le sedi deputate allo svolgimento del concorso, in vista di presentare alle rispettive Procure della Repubblica esposti per lo svolgimento di tutte le indagini necessarie ad appurare eventuali responsabilità dell’Agenzia delle Entrate nazionale e delle sue sedi regionali.
I reati ipotizzabili nei confronti dei Direttori dell’Agenzia sarebbero il rifiuto di atti d’ufficio ed omissione (art. 328 del codice penale), l’abuso d’ufficio (art. 323 codice penale) e quelli di mancato controllo e vigilanza.
Aldilà delle appena richiamate eventuali responsabilità penali (ancora tutte da dimostrare), è evidente come già la sola mancata contemporaneità nell’inizio della prova unica per tutto il territorio nazionale costituisca di per sé motivo più che sufficiente per richiedere ai TAR l’annullamento del concorso.
Sarebbe opportuna una riflessione sulla trasparenza dei concorsi pubblici in Italia, dato il frequente ripetersi, anche più in piccolo, di episodi come l’ultimo – clamoroso – di Catania. Lo strumento del concorso come fino ad oggi conosciuto è ancora funzionale per un reclutamento trasparente ed equo nei vari settori della Pubblica Amministrazione? E, se sì, quali provvedimenti possono essere messi in campo per evitare dispersioni, fughe di notizie anticipate, scarso coordinamento nei tempi, criticità nella scelta dei luoghi e, last but not least, raccomandazioni e favoritismi di vario genere?
Non si può continuare a scherzare col fuoco. Il settore pubblico è l’ossatura portante di uno Stato, ne costituisce il tessuto connettivo. Se lo si rende impenetrabile a valori come trasparenza, equità e meritocrazia si contribuisce ad alimentare quella crisi di sfiducia nelle istituzioni che indebolisce l’intero “Sistema Paese”. Tanto più in un momento come quello attuale, sappiamo bene quanto questo gioco – comunque sempre deleterio – possa rivelarsi pericoloso.
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