Licenze Creative Commons: cosa sono? A cosa servono?

Cosa sono le licenze Creative Commons? Quali sono i vantaggi e/o gli svantaggi legati alla scelta di utilizzare questo strumento per tutelare le proprie opere dell’ingegno? Costantemente questi ed altri interrogativi mi vengono posti da amici e conoscenti incuriositi dalla diffusione sempre più capillare che negli ultimi anni queste licenze stanno raggiungendo tra il popolo della Rete.

Con il presente articolo intendo, quindi, mettere a fuoco le caratteristiche principali delle licenze Creative Commons con la speranza di offrire a tutti coloro che ne fossero interessati un valido spunto per un successivo approfondimento.

Occorre, innanzitutto, premettere che dette licenze sono state ideate nel lontano 2002 dal Prof. Lawrence Lessig e dal suo gruppo di lavoro dell’Università di Stanford, prendendo piede in Italia soltanto qualche anno più tardi, ovvero nel 2005.

Il ragionamento posto alla base di questo innovativo progetto si fonda su un semplicissimo assunto: non tutti gli autori intendono sottoporre le proprie opere e la regolamentazione del loro utilizzo ai rigidi e restrittivi schemi imposti dalla normativa sul diritto d’autore, ritenendo, invece, più opportuno, oltre che più proficuo (non certo in termini strettamente economici, bensì in ragione della maggior diffusione delle opere), condividere direttamente con gli utenti la circolazione dei contenuti.

In buona sostanza, le licenze Creative Commons, suddivise in 6 categorie-tipo, permettono a chi le usa, ovvero al titolare dei diritti sull’opera, di far comprendere immediatamente agli utenti come l’opera può essere utilizzata, a quali condizioni ed in quale contesto.

Una volta apposte tali licenze alla propria opera, l’utente ha, pertanto, a sua disposizione uno strumento facile e veloce per sapere, ad esempio, se gli sarà consentito copiare l’opera, modificarla oppure distribuirla per via commerciale e così via dicendo.

A loro volta, i soggetti che verranno a contatto con l’opera fatta circolare dal primo utente, possono utilizzarla alle medesime condizioni espresse nella licenza stessa.

Per comprendere il contenuto delle informazioni connesse al singolo tipo di licenza prescelto, gli autori si avvalgono dei cosiddetti Commons Deed che rappresentano una sintesi delle azioni concesse all’utente ed i Legal Code che contengono, invece, la versione integrale del contratto di licenza, espresso con un linguaggio tecnico-giuridico.

Come anticipato, esistono 6 diverse tipologie di licenze Creative Commons che si avvalgono dei seguenti termini-chiave, associati di volta in volta per fronteggiare alle diverse esigenze di utilizzo degli autori e degli utenti:

– “Attribuzione”: l’utente è tenuto ad attribuire la paternità dell’opera nel modo indicato dall’autore stesso;

– “Non opere derivate”: l’opera non può essere alterata o modificata dall’utente in nessun modo, né utilizzata per crearne una simile;

– “Non commerciale”: l’opera non può essere sfruttata dall’utente per fini strettamente commerciali;

– “Condividi allo stesso modo”: qualora l’autore non abbia deciso di tutelare l’opera attraverso la prescrizione “non opere derivate”, l’opera sviluppata attraverso la modifica, può circolare solo per il tramite di una licenza equivalente a quella originaria.

Occorre, inoltre, chiarire che le licenze Creative Commons possono essere applicate tanto alle opere diffuse on-line (come ad esempio i siti-web, i blog, gli e-book e via dicendo) quanto a quelle che circolano off-line, ove però è consigliabile, per un miglior utilizzo, indicare l’URL della licenza.

Inoltre, tali licenze non sono esclusive, nel senso che il titolare dei diritti sull’opera conserva sempre e comunque il potere di stipulare, accanto alle Creative Commons, altre licenze non esclusive, purchè queste abbiano unicamente ad oggetto i diritti che non sono stati già ceduti attraverso la licenza Creative Commons.

Infine, un aspetto sul quale è opportuno soffermarsi è quello relativo alla registrazione dell’opera: le licenze Creative Commons non assolvono in alcuna maniera a tale adempimento.

Pertanto, l’autore che intende proteggere la paternità dell’opera (specialmente a fini probatori) è tenuto in ogni caso a porre in essere quegli accorgimenti che l’ordinamento giuridico gli mette a disposizione.

Ad ogni modo, tutte le informazioni utili da conoscere per utilizzare questo strumento, potranno essere agevolmente reperite sul sito-web di Creative Commons, al seguente URL: www.creativecommons.it

Invito, quindi, tutti quanti a visitarlo, specialmente perché in un momento storico in cui la diffusione del pensiero e del sapere avviene sempre più per via telematica, sarebbe davvero un peccato ignorare l’esistenza di uno strumento alternativo che offre l’opportunità di tutelare in modo più flessibile ed immediato i propri diritti!

Federica Busetto

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