Lo ha stabilito il Tar Campania-Salerno, lo scorso 23 giugno, sollevando la questione di costituzionalità avverso la “manovra economica 2010”, in particolare avverso la riduzione percentuale dell’indennità integrativa speciale dei magistrati (stabilita dall’art.9 comma 22 D.L. 78/2010, convertito dalla legge 122 del 2010).
I giudici amministrativi hanno aggiunto che “il trattamento economico dei magistrati non può ritenersi nella libera disponibilità del Legislativo o dell’Esecutivo, trattandosi di aspetto essenziale per attuare il precetto costituzionale dell’indipendenza (art. 104 Cost.)”
Ed ancora:
“Deve ritenersi che limite espresso all’azione impositiva sia quello per cui ‘a situazioni uguali corrispondano tributi uguali’: di tal che, anche alla luce del correlato principio di uguaglianza di cui all’art. 3 Cost. e del principio solidaristico di cui all’art. 2, il sacrificio patrimoniale che – per non implausibili e contingenti ragioni di contenimento della spesa pubblica – incida soltanto sulla condizione e sul patrimonio di una determinata categoria di pubblici impiegati, lasciando indenni, a parità di capacità reddituale, altre categorie di lavoratori (essenzialmente e segnatamente autonomi), risulterebbe arbitrario ed irragionevole”.
Si tratta, “in sostanza, di selettivo ed odioso tributo speciale ratione subiecti (verosimilmente ma abusivamente alternativo ad una omogenea, proporzionata e generalizzata accentuazione del carico fiscale imposta dalle valorizzate contingenze finanziarie)”.
Ricordiamo le ferme prese di posizione dell’ANM, l’associazione nazionale magistrati, e del suo presidente Luca Palamara (nella foto), all’indomani del varo della manovra economica 2010:
“La manovra incide unicamente sul pubblico impiego, senza colpire gli evasori fiscali, già beneficiati da numerosi condoni, i patrimoni illeciti, le grandi rendite e le ricchezze del settore privato; paralizza l’intero sistema giudiziario e scredita e mortifica il personale amministrativo; svilisce la dignità della funzione giudiziaria e mina l’indipendenza e l’autonomia della magistratura; incide in misura rilevante sulle retribuzioni dei magistrati nella prima fase della carriera, soprattutto dei più giovani che subiscono una riduzione di stipendio fino al 30 per cento. Questo significherà allontanare i giovani dalla magistratura“.
L’Anm aveva invece chiesto al governo – senza trovare risposta – “interventi strutturali che consentirebbero di ridurre le spese nel settore giustizia e di recuperare risorse per lo Stato, secondo le proposte più volte avanzate dalla magistratura associata: la soppressione dei piccoli Tribunali, delle sezioni distaccate di Tribunale e della metá degli Uffici del Giudice di pace; misure che consentirebbero di risparmiare, a regime, decine di milioni di euro”.
L’ordinanza del Tar Campania-Salerno, depositata il 23 giugno 2011
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