Andiamo con ordine. Nei giorni scorsi, gli organi consultivi del Senato sono stati impegnati nell’esame della sesta salvaguardia, la prima varata dal governo Renzi, di coperture per gli esodati esclusi dalle tutele della riforma Fornero del 2012. Ieri è arrivato l’ok definitivo della commissione Bilancio al programma di recupero.
Nello specifico, si tratta di 32mila e 100 ex lavoratori, che potrebbero il numero complessivo delle coperture a circa 170mila, anche se le pensioni effettivamente erogate dall’Inps sono meno della metà.
Le posizioni sono quelle rimaste inevase dalla prima salvaguardia del governo Monti, un totale di circa 24mila posti, a cui il governo è riuscito a trovare le risorse per aggiungerne ulteriori 8mila e completare così l’intervento in materia di welfare.
Nuove speranze
Ma la vera novità del giorno è l’approvazione di un ordine del giorno a firma del giuslavorista Pietro Ichino, che consentirà l’attivazione di un monitoraggio sui casi rimasti tra gli esodati, ancora meritevoli di copertura in deroga alle norme previste dalla legge Fornero con i nuovi requisiti.
Benché rimangano ancora numerosissimi casi da riportare in salvo, l’auspicio è che questa previsione venga rivolta anche ai Quota 96, già ribattezzati gli “esodati della scuola”, i quali, però, alla pensione avrebbero avuto diritto, se solo la legge Fornero non avesse dimenticato di inserire la conclusione dell’anno scolastico come fine dell’anno di lavoro per insegnanti e Ata.
L’ordine del giorno Ichino, infatti, non si rivolge in maniera esclusiva agli esodati, ma propone di avviare il dibattito su una riflessione ampia in relazione alle politiche di invecchiamento attivo della popolazione, che comporta il coinvolgimento di tutti i settori produttivi e dei servizi. Ovviamente, ciò potrebbe comportare tanto il reinserimento nel mondo del lavoro di persone ormai ai margini del mercato, oppure la loro sostituzione con i tanti giovani in coda.
Se nei giorni scorsi si è paventata l’ipotesi di inserire i Quota 96 in legge di stabilità, ora, con il nuovo ordine del giorno, si è preparato il terreno su cui sferrare un nuovo tentativo di riconoscimento dell’età pensionabile, magari proprio a partirà dal 2015. I diretti interessati, intanto, hanno cominciato il nuovo anno scolastico in cattedra, sfiniti da promesse mancate,.
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