E’ ormai una vera telenovela quella che riguarda la tassazione delle e-cig, fenomeno di consumo degli ultimi anni che lo Stato sta cercando, finora vanamente, di portare sotto un maggior carico fiscale.
Negli ultimi mesi, infatti, si sono succeduti interventi anche di carattere opposto all’interno dei vari decreti in discussione alle Camere: dal decreto del Fare alla legge di stabilità, ogni volta si è cercato di intervenire a favore – o contro – l’introduzione di questo nuovo regime fiscale.
In sostanza, si tratta, nelle intenzioni del governo, di equiparare gli svapatori alle classiche bionde non solo riguardo la salute pubblica, ma anche a fini fiscali, una misura che porterebbe la tassazione sulle sigarette elettroniche al 58,5% sia per gli strumenti di fumo 2.0, che per tutti i prodotti correlati, come le ricariche o i filtri.
Così, ieri si è svolta l’ennesima puntata di questa storia che rimane sempre al punto di partenza, visto che, regolarmente, ogni intervento viene stoppato nell’arco di poche settimane, o per effetto di un emendamento correttivo in Parlamento oppure, come stavolta, in seguito al pronunciamento della giustizia amministrativa.
Era già successo, si ricorderà, con la proposta firmata da Giancarlo Galan, che aveva cancellato il divieto di fumo elettronico dai luoghi pubblici, così come era stato presentato proprio nei primi mesi del 2013, anche sotto l’impulso del ministro della Salute Beatrice Lorenzin, sostenitrice della linea dura contro gli svapatori.
Parallelamente, si è svolto anche il dibattito sul fronte fiscale, con molteplici interventi e corrispettivi passi indietro, che hanno, fino a oggi, bloccato sul nascere ogni intento, a dispetto delle trattative aperte a più riprese tra governo e rappresentanti dei rivenditori.
Dopo il pronunciamento di ieri, ovviamente soddisfatta Anafe-Confindustria, organismo rappresentativo di categoria, che sottolinea come “il Tar del Lazio ha di fatto spinto in un limbo normativo il sistema che prevede un’imposta di consumo del 58,5% sulle sigarette elettroniche e su tutti i prodotti ed accessori ad esse correlati”.
In realtà, i Monopoli hanno già fatto sapere che quella del Tar è una sospensiva che riguarda le autorizzazioni per i depositi, non già sulla tassa che rimane inalterata al 58,5%. A questa considerazione, ha replicato nuovamente l’Anafe: “a questo punto non è più chiaro come pagarla e su cosa. Cioè su quali prodotti non potendo essere registrati visto che è saltato appunto il regime autorizzatorio”. Di certo, la storia non finisce qui.
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